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Castellitto, orgoglioso di raccontare Dalla Chiesa ai più giovani

Castellitto, orgoglioso di raccontare Dalla Chiesa ai più giovani

Ottimi ascolti miniserie su Rai1. "Era un grande uomo di pace"

ROMA, 10 gennaio 2023, 14:43

di Cinzia Conti

ANSACheck

Sergio Castellitto- Dalla Chiesa - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sergio Castellitto- Dalla Chiesa - RIPRODUZIONE RISERVATA
Sergio Castellitto- Dalla Chiesa - RIPRODUZIONE RISERVATA

Felice dei risultati di ascolto di ieri sera, ma soprattutto orgoglioso di aver raccontato anche agli spettatori più giovani un "grandissimo" personaggio come il generale Carlo Alberto dalla Chiesa - assassinato 40 anni fa a Palermo con la moglie, Emanuela Setti Carraro, e l'agente Domenico Russo - grazie alla miniserie 'Il nostro generale' su Rai1. Sergio Castellitto, grande protagonista della fiction diretta da Lucio Pellegrini con Andrea Jublin, racconta in un'intervista all'ANSA quanto questo progetto sia stato importante per lui: "La risposta del pubblico - spiega - è stata entusiastica ed entusiasmante, fa piacere che ci sia una fetta di pubblico televisivo così importante che sia disposto a sentirsi raccontare in prima serata un pezzo della propria storia di cittadini. Sono ancora più soddisfatto perché in fondo questa vicenda soprattutto per le giovani generazioni è poco conosciuta, i libri di storia non credo ci arrivino e non va bene".
    La prima delle 4 puntate - realizzate da Stand by me e Rai Fiction - ha dominato gli ascolti della prima serata di ieri totalizzando su Rai1 3 milioni 957 mila telespettatori con uno share del 19.93%. La fiction, scritta da Monica Zapelli e Peppe Fiore, si concentra sul periodo che va dal 1973 al 1982 e racconta la storia del Nucleo speciale antiterrorismo creato dal generale per contrastare l'attacco delle Brigate Rosse allo Stato.
    Per Castellitto la grandezza del generale dalla Chiesa è stata proprio quella di "aver vissuto tutta la vita in un conflitto in qualche modo - sottolinea - ma contemporaneamente il suo lavoro è stato sempre e solo in difesa della democrazia e delle istituzioni. Non dimentichiamo che era un carabiniere che ha vissuto soprattutto nell'intenzione e nella volontà fortissima di ricostruire sempre la pacificazione e la pace. E mai come oggi, direi, dovremmo ricominciare a parlare di pace".
    Ma ne 'Il nostro generale' non c'è solo ricostruzione storica e della società di quegli anni difficilissimi ma anche l'universo emozionale dell'uomo dalla Chiesa. "Penso - ragiona Castellitto - che il film sia piaciuto anche per questo. Mette in scena la suspense narrativa ma anche intimità e interiorità.
    Raccontiamo la storia ma anche il rapporto davvero eccezionale che Dalla Chiesa aveva con la sua famiglia e i suoi figli. Il pubblico può riconoscere diversi livelli narrativi: quello emotivo, sociale, politico, storico. Penso che questo sia anche il compito della televisione pubblica e cioè diventare testimone e testimonianza di momenti così decisivi della nostra vita e della nostra storia".
    Di quegli anni terribili Castellitto condivide il proprio ricordo: "Io ero giovane a quel tempo, i brigatisti erano giovani, i figli di Carlo Alberto dalla Chiesa erano giovani.
    Abbiamo vissuto quegli anni sulla nostra pelle, ognuno secondo la propria esperienza di vita. Io facevo l'Accademia di arte drammatica. Dico sempre che da quel colore, da quel piombo, da quell'angoscia in fondo mi hanno salvato il teatro e leggere Shakespeare, Cechov. Ma è indubbio che ognuno di noi ha un ricordo traumatico, perché sono stati anni difficili in cui non si vedeva la fine del tunnel".
    Secondo l'attore, regista e sceneggiatore la serie è stata premiata anche per il "coraggio": "Non è semplice narrare anni così difficili davanti a una platea, un'umanità di persone che sono state piegate da due anni duri come quelli della pandemia e poi ora la guerra. Eppure siamo ancora disposti per fortuna ad ascoltare cose ci riguardano da vicino e muovono l'emotività. Io credo solo all'emotività. Certo mi fanno piacere gli ascolti alti, ma il nostro non era un film che si poneva in concorrenza con altri tipi di tv e di prodotto".
    Infine Castellitto ricorda il grande lavoro di ricostruzione che c'è stato sulla serie dalla consulenza storica a quella di veri membri del Nucleo speciale antiterrorismo e di alcuni magistrati che hanno partecipato alle indagini. "I carabinieri poi - dice - sono stati straordinari, ci hanno messo a disposizione mezzi, luoghi e così via. E poi il rapporto con la famiglia dalla Chiesa (Nando, Rita e Simona) è stato decisivo.
    Hanno amato molto il progetto - conclude Castellitto - e si sono messi a disposizione. In particolare ho passato con Rita un lungo pomeriggio e lei mi ha raccontato di suo padre in maniera davvero emozionante".
   

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