"Le violenze psicologiche e le
umiliazioni furono reciproche, anzi da un punto di vista
statistico furono maggiori quelle che pose in essere" l'allora
compagna di Leonardo Caffo, il quale, in base agli "elementi
probatori", nel rapporto di coppia "non ha avuto il ruolo di
'manipolatore' nè ha agito seguendo "uno schema patriarcale" ma
in "qualche caso reagì" alle "aggressioni" e agli "insulti" di
lei. Lo si legge nei motivi di appello depositati dall'avvocato
Fabio Sghembri, nuovo difensore del filosofo 37enne, condannato
a Milano in primo grado a 4 anni per maltrattamenti e lesioni
aggravati nei confronti della ex, alla quale, secondo l'accusa,
durante un litigio nell'estate 2020 , avrebbe riportato una
frattura "scomposta" con "accorciamento del dito" di una mano.
Nell'atto il legale, che assiste pure Rosa Bazzi e Olindo
Romano, marito e moglie condannati all'ergastolo per la strage
di Erba, ha chiesto di ribaltare la sentenza del Tribunale che
Caffo, a dicembre, subito dopo la lettura del dispositivo, aveva
commentato così: "Va bene educarne uno per colpirne mille, io
sono stato colpito. Su un piano morale chiedo scusa". Nel
ricorso, oltre all'assoluzione, è stato proposto anche il
rinnovamento dell'istruttoria dibattimentale e in subordine di
escludere la circostanza aggravante ed emettere sentenza di non
doversi procedere in quanto non sarebbe stata presentata entro i
termini previsti dal codice la denuncia nei confronti del suo
cliente. Denuncia da cui è nata l'indagine per cui è stata anche
disposta la misura cautelare dell'allontanamento e del divieto
di avvicinamento. Revocata nel settembre dell'anno scorso dopo
circa due anni.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA