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Trovata morta una base jumper russa dispersa in Trentino

Trovata morta una base jumper russa dispersa in Trentino

Si era lanciata ieri dal Monte Brento 

TRENTO, 26 aprile 2025, 15:07

di Stefan Wallisch

ANSACheck
Le ricerche - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le ricerche - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nessuno saprà mai cosa sia andato storto durante il lancio, perché non ci sono testimoni dell'incidente che è costato la vita a una base jumper russa di 56 anni sul monte Brento, in Trentino. Si tratta dell'ennesimo incidente mortale su questa montagna che con la sua parete verticale, che si innalza sopra il fiume Sarca a pochi chilometri dal lago di Garda, negli anni è diventata una mecca per chi pratica questo sport estremo che consiste nel salto da una parete con una tuta alare e un paracadute che però viene aperto solo in un secondo momento.

La turista ieri non era rientrata da un salto che avrebbe dovuto fare nel primo pomeriggio da cima alle Coste. L'allarme al 112 è stato lanciato dagli amici, intorno alle 19.40, poiché la donna non aveva mai fatto rientro all'alloggio. Poco dopo, la macchina della 56enne è stata ritrovata nel parcheggio dove la aveva lasciata. La base jumper era salita con altre persone fino all'exit prescelto, gli accompagnatori poi hanno invece raggiunto l'exit del Becco dell'Aquila, il punto di lancio più famoso del monte Brento.

Le ricerche sono cominciate nella serata, coinvolgendo le squadre della Stazione Riva del Garda del Soccorso Alpino e Speleologico che hanno cominciato a perlustrare la parte alta della montagna, aiutati dalla luce della fotoelettrica dei Vigili del Fuoco che ha illuminato a giorno la parete. Nel frattempo si è alzato in volo anche l'elicottero, con a bordo due tecnici di elisoccorso del Soccorso Alpino e un operatore della Stazione di Riva del Garda, per effettuare un sorvolo sulla zona dell'ipotetica traiettoria di volo, ma senza esito. Sono stati utilizzati anche i droni dei Vigili del Fuoco con le termocamere.

Le operazioni sono proseguite anche nella mattinata di sabato. Poco prima delle 10 il ritrovamento del corpo della 56enne russa. La donna è stata trovata da una squadra di terra del Soccorso Alpino in una zona impervia nel bosco a una quota di circa 700 metri, 180 metri più a valle dell'exit Eagles, fra la via del Boomerang e lo scudo di Cima alle Coste. Da una prima ricostruzione è probabile che la base jumper non sia riuscita ad aprire il paracadute, dopo essersi lanciata con la tuta alare. Base jumper da tutto il mondo apprezzano le caratteristiche della parete rocciosa che offre la possibilità di lanci mozzafiato con svariati secondi di 'planata' con la tuta alare. Ma la montagna trentina è conosciuta anche per la scia di sangue che ha lasciato negli anni. Sono infatti decine e decine le vittime. La pratica di questo sport estremo da tempo è al centro di polemiche in Trentino.

Temporaneamente i lanci erano stati vietati, ma il provvedimento fu poi ritirato con l'approvazione di un codice di autoregolamentazione che però non fece calare il numero di incidenti. Di solito i lanci avvengono in gruppo e i compagni di avventura spesso restano costantemente in contatto via radio e lanciano immediatamente l'allarme quando qualcosa va storto oppure se perdono di vista uno degli amici. Gli incidenti per chi partica il lancio con la tuta alare spesso sono comunque fatali e ai soccorritori non resta altro che recuperare la salma. Sono rarissimi, invece, i casi di 'miracolati' che restano impigliati con il paracadute su uno sperone di roccia oppure su un albero e possono essere tratti in salvo vivi.

   

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