Solo sei tracce di legno rinvenute
nel nastro adesivo utilizzato per immobilizzare il cadavere di
Serena Mollicone subito dopo il suo delitto sono compatibili per
il 90% con la porta del bagno dell'alloggio sfitto della Caserma
di Arce (in provincia di Frosinone) contro la quale, secondo
l'accusa, sarebbe stata scaraventata mortalmente la liceale di
18 anni, sparita da Arce il primo giugno 2001 e trovata morta
nel vicino bosco Fonte Cupa in località Anitrella il 3 giugno
successivo.
Lo ha ribadito oggi nel corso della sua deposizione la
dottoressa Elena Pilli, uno dei 44 testi citati dalla Procura
Generale per dar vita alla rinnovazione dell'istruttoria
dibattimentale, all'interno del processo d'appello in corso a
Roma. Una deposizione ritenuta cruciale al punto che è stata
l'unica di questa quinta udienza.
La botanica forense del Ris dei Carabinieri ha analizzato la
tipologia dei 19 microframmenti lignei rinvenuti nello scotch
usato per avvolgere il naso, la bocca ed il collo di Serena. Sei
sono compatibili con il legno della porta dell'alloggio nella
caserma dei carabinieri di Arce, altri sei sono stati definiti
'parzialmente compatibili' e altrettanti non lo sono affatto.
Relativamente alla natura della 19ma traccia di legno
rinvenuta però nei capelli di Serena ormai priva di vita, la
dottoressa Pilli ritiene che quel frammento sia compatibile solo
per l'0,88% con il legno della porta del bagno che sia la
Procura generale ora e sia quella di Cassino in primo grado,
ritengono sia l'arma del delitto.
Fu uno degli elementi che condusse all'assoluzione del
maresciallo comandate Franco Mottola, di sua moglie Anna Maria e
del loro figlio Marco, del vice di Mottola, Vincenzo Quatrale
(per l'istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi),
mentre l'appuntato Francesco Suprano è accusato di
favoreggiamento.
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