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Omicidio Agostino, la Cassazione annulla l'ergastolo al boss Madonia

Omicidio Agostino, la Cassazione annulla l'ergastolo al boss Madonia

Si farà nuovo processo. Prescritto il delitto della moglie incinta

PALERMO, 30 gennaio 2025, 19:24

Redazione ANSA

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Nino Agostino e Ida Castelluccio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nino Agostino e Ida Castelluccio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sono trascorsi 35 anni dall'omicidio dell'agente di polizia Nino Agostino, ucciso a 28 anni insieme alla moglie ventenne Ida Castelluccio, incinta, nella casetta estiva della coppia, a Villagrazia di Carini, alle porte di Palermo, e il raggiungimento della verità giudiziaria si allontana ancora: la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna all'ergastolo del boss mafioso e killer Nino Madonia, cancellando senza rinvio, per prescrizione, la condanna per l'uccisione di Castelluccio.

 

Quest'ultima decisione è stata presa perché la Corte d'assise d'appello aveva escluso l'aggravante della premeditazione in quanto la donna non sarebbe stata un bersaglio designato ma sarebbe stata uccisa "per errore": si trovava accanto al marito e avrebbe cercato di proteggerlo mentre il killer sparava. Sarà quindi celebrato un nuovo processo d'appello per il sicario mafioso, in carcere con più ergastoli da scontare, tornato recentemente alla ribalta perché la procura sta indagando sulla possibilità che sia lui l'uomo che uccise il presidente della Regione Piersanti Mattarella, fratello del presidente della Repubblica.

"Siamo sconvolti, l'ennesimo schiaffo in faccia alla mia famiglia. Non permettono ai miei nonni Vincenzo e Augusta e i miei zii Nino e Ida di riposare nella tomba", dice Nino Morana, il figlio di Flora, la sorella di poliziotto, e nipote di Vincenzo, il padre di Nino, diventato simbolo, con la sua lunga barba bianca, della battaglia per conoscere la verità sulla tragica morte del figlio e della nuora. L'unico 'commento positivo' è che i miei nonni non hanno assistito a questo terrificante annullamento - aggiunge - Ma io, la mia famiglia e tutti gli italiani onesti continuiamo a lottare". Polemico anche l'avvocato di parte civile Fabio Repici: "Secondo qualcuno dovrei restare io l'unico imputato per il duplice omicidio Agostino-Castelluccio".

Il riferimento del legale e al processo che lo vede imputato a Catania per calunnia nei confronti di tre magistrati in servizio a Caltanissetta: Gabriele Paci, Stefano Luciani e Lia Sava. Repici aveva accusato la procura di Caltanissetta di voler sabotare il processo per l'omicidio di Agostino. La procura di Catania aveva chiesto l'archiviazione, il giudice l'ha respinta ordinando l'imputazione coatta. Sono soddisfatti, invece, gli avvocati di Madonia che durante un'udienza chiese la parola e rivolgendosi a Vincenzo Agostino disse: "Stia tranquillo e sereno, suo figlio non l'ho ucciso io". Dicono i legali Vincenzo Giambruno, Alessandro Tato Martorana, Valerio e Giorgio Vianello Accoretti: "La Cassazione ha stabilito un altro appello per Nino Madonia per rivalutare tutto il quadro probatorio che è stato aspramente criticato da noi avvocati e che i giudici hanno ritenuto che non fosse sufficiente per condannare il nostro assistito. Si tratta solo di una ricostruzione de relato da parte di diversi collaboratori di giustizia che hanno raccolto e riferito voci su quanto successo il 5 agosto del 1989". Lo scorso ottobre in un altro processo per il duplice omicidio di Villagrazia di Carini venne condannato all'ergastolo il boss mafioso Gaetano Scotto, mentre venne assolto Francesco Paolo Rizzuto che era amico di Nino Agostino, che per l'accusa aveva reso "dichiarazioni false e contraddittorie". Il movente dell'omicidio di Nino Agostino, il cui delitto è stato spesso collegato a quello del collaboratore del Sisde Emanuele Piazza, rimane avvolto nel mistero.

Sullo sfondo dell'uccisione di quello che sarebbe stato un agente di commissariato si muovono oltre che i mafiosi, anche esponenti della polizia di Stato e dei Servizi: il poliziotto avrebbe fatto parte di una sorta di struttura segreta per la cattura dei latitanti che aveva rapporti con alcuni esponenti di Cosa nostra. Nell'inchiesta è finita anche un'informativa dell'ex capo della squadra mobile Arnaldo La Barbera in cui si parlava di indagini su una "pista passionale".

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