I 9 punti di differenza tra Sassari e Trieste, che ieri sera ha vinto 83-74 al PalaSerradimigni con inattesa facilità, non dicono la verità su un match che i ragazzi di coach Franco Ciani hanno dominato, consentendo al Banco di Sardegna solo di salvare la faccia all'ultimo, dopo aver scavato un solco che a metà quarta frazione si aggirava ancora intorno ai 30 punti. La Dinamo è in crisi: società e spogliatoio predicano calma e pazienza, i tifosi non hanno fatto mancare il loro sostegno anche dopo una partita disastrosa, ma i biancoblu sono in evidente difficoltà mentale, tattica e tecnica.
Il modo in cui Sassari ha smesso di difendere dopo pochi minuti, scoraggiandosi per i primi tiri sbagliati, dice tutto sul momento di confusione. Che l'addio di Gianmarco Pozzecco, Miro Bilan e Marco Spissu non sarebbe stato indolore era messo in conto. Che la pandemia abbia ridotto le risorse se non le ambizioni di una società che si prepara all'addio del patron Stefano Sardara, è oggettivo. Senza cercare colpevoli o capri espiatori, ma per Sassari è già tempo di correre ai ripari.
Il Banco ha un evidente problema di playmaking e di fisionomia di gioco: o Cavina non va per questa squadra, o alcuni giocatori sono inadatti al suo progetto tattico. Le parole del coach dopo la gara sono eloquenti. "Secondo me la partita va giudicata nel complesso, con rispetto per chi ha giocato col piglio giusto", è il messaggio destinato a Anthony Clemmons, in panchina a lungo, col quale ormai il coach sembra avere rotto. "La partita ha dato segnali chiari", insiste Cavina. "Io tengo a questa maglia, a questa società, a questi colori e a queste persone, anche oggi straordinarie e per questo soffro - rimarca - non possiamo perdere fiducia perché non facciamo canestro, avremmo dovuto continuare a difendere e non l'abbiamo fatto".
Nei momenti difficili parla il capitano Jack Devecchi. "Pessima prestazione, il momento non è facile, siamo in grossa difficoltà mentale, chiediamo scusa ai tifosi".
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