"Lunedì presenteremo al governo il nostro pacchetto di proposte aggiornato per i lavoratori Ilva in as e Acciaierie d'Italia in as, ma anche per consentire di alleggerire il bacino dei lavoratori che dovranno essere ancora impegnati nello stabilimento rispetto ad una produzione destinata a diminuire.
Questo attraverso percorsi che accompagnino alla pensione, incentivi all'esodo per chi vuole andare via dalla fabbrica e magari dare vita ad una attività imprenditoriale, e al contempo riconoscimento dell'amianto e del lavoro usurante, e lavori di pubblica utilità".
Così Francesco
Rizzo dell'esecutivo confederale Usb all'indomani dell'assemblea
con i lavoratori di Ilva in as. Si tratta dei dipendenti che non
furono assunti da ArcelorMittal e che da oltre cinque anni sono
in cassa integrazione straordinaria.
Diverse sono state le testimonianze riportate da lavoratori
che hanno descritto "quello che - osserva Michele Altamura
dell'Usb di Taranto - in alcuni casi è un vero e proprio dramma,
legato alla incertezza del lavoro".
Mario Soggia, dell'ufficio legale Usb, ha sottolineato che
"la prima questione da affrontare è certamente quella relativa
all' efficacia dell'accordo sindacale del 6 settembre 2018,
siglato in sede ministeriale, all'esito del fitto del ramo
d'azienda in favore di Arcelormittal, poi Adi con l'ingresso di
Invitalia".
La centralità "della questione - ha puntualizzato il legale -
sta nel fatto che il predetto accordo prevedeva che, entro il
2025, sarebbero stati riassorbiti in azienda i dipendenti non
selezionati, e che sono quindi ancora in cigs alle dipendenze di
Ilva spa in as. Noi rivendicheremo l'efficacia dell'accordo
anche nei confronti di AdI".
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