San Ciriaco, il patrono della città
di Ancona, ha un volto, grazie all'intelligenza artificiale, è
il corpo mummificato di un santo più antico dell'Occidente e non
è morto a causa dell'ingerimento del piombo fuso. Sono alcune
delle informazioni arrivate dalla recente ricognizione eseguita
sul corpo. Grazie a sistemi di intelligenza artificiale,
inoltre, è stato ridato un volto al santo su un modello 3d
presentato da un'indagine con una tac di ultima generazione.
Antonio Fornaciari, della Divisione di Paleopatologia
Dipartimento di Ricerca e Traslazionale e delle Nuove Tecnologie
in Medicina e Chirurgia Università di Pisa spiega: "Gli studi
del corpo di San Ciriaco, ben conservato, hanno rivelato cose
estremamente interessanti: la prima è che abbiamo finalmente una
datazione assoluta, fatta col metodo del carbonio-14, che ci
dice che il corpo è del IV-V secolo d.C.. La datazione conferma
la tradizione agiografica che fa risalire la morte di San
Ciriaco all'epoca dell'impero di Giuliano. E' il corpo
mummificato di un santo più antico dell'Occidente. Siamo al 96%
sicuri di questa datazione".
I risultati degli esami sono stati presentati questo
pomeriggio nella Cattedrale di San Ciriaco alla presenza anche
dell'arcivescovo Angelo Spina: "Lo studio è interessantissimo,
una prima ricognizione delle analisi sul corpo fu fatta nel
1979, sono passati molti anni e ci sono strumenti più moderni.
Il corpo di San Ciriaco è stato donato ad Ancona da Galla
Placidia nel 418 d.C. e oggi sappiamo come era il suo volto".
Altri risultati dello studio riguardano in particolare la
determinazione dell'alimentazione di San Ciriaco: era ricca di
proteine, ciò significa che aveva accesso a delle risorse
alimentari di alto livello, che fanno pensare appartenesse a una
classe sociale elevata.
"Aspetti interessanti riguardano anche lo studio delle
componenti fisico-chimiche - continua Fornaciari-. Nella
ricognizione della fine degli anni Settanta era stato
evidenziato un elevato contenuto di piombo nel corpo, a vari
livelli, in particolare a livello tracheale; noi abbiamo
dimostrato che in realtà questi livelli di piombo non sono così
elevati. Sono compatibili con ciò che in genere si rinviene in
corpi conservati in necropoli. Non è morto dunque a causa di
avvelenamento da piombo, né a causa di introduzione di piombo
fuso come alcune 'vite' di San Ciriaco riportano. Abbiamo poi
analizzato lo smalto dentale per capire quale poteva essere la
sua provenienza; lo smalto, formandosi in età infantile,
racchiude degli elementi che rispecchiano l'ambiente geografico
dell'acqua ingerita e ci dice dove è cresciuto: il suo smalto è
compatibile sia con l'area marchigiana sia con l'area
palestinese".
Quindi come è morto il patrono di Ancona? "Soffriva della
malattia dish, che colpisce la colonna vertebrale e provoca una
certa rigidità, ma non causa morte - aggiunge Fornaciari-. Ha
varie lesioni e fratture ma sono pre-mortem. Ha una frattura del
collo del femore destro che risale a due anni prima della morte.
La causa certa del decesso non è emersa, non aveva malattie
croniche che l'hanno ucciso, poteva aver avuto delle malattie
acute, ma ciò può essere evidenziato solo da uno studio di
carattere paleomolecolare, che è ancora in corso".
Andrea Giovagnoni, ordinario di Radiologia dell'Università
Politecnica delle Marche e direttore del Dipartimento di Scienze
Radiologiche dell'Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche
ha aggiunto: "dopo 47 anni dall'ultima ricognizione, facciamo
un'indagine tac di ultima generazione. Notiamo che il rachide
aveva delle alterazioni probabilmente riconducibili a un
dismetabolismo, forse era diabetico o aveva un'alimentazione non
corretta secondo gli stili di vita attuali. E poi abbiamo
utilizzato sistemi di intelligenza artificiale per ridare un
volto al santo su un modello 3d presentato dall'indagine tac, i
risultati sono clamorosamente straordinari".
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