Ha agito con lucidità per sbarazzarsi del cadavere che ha nascosto in un borsone e gettato in un fossato nelle campagne fuori Milano e poi stava per prendere un volo per Lisbona e probabilmente da lì ritornare nel suo paese di origine, El Salvador. E poichè la sua versione, ossia l'aver ucciso la sua compagna involontariamente durante un gioco erotico, deve ancora essere verificata e molti sono gli accertamenti da fare ancora, potrebbe inquinare le fonti di prova. Così la gip di Milano Anna Calabi nel provvedimento con cui ieri ha convalidato l'arresto e disposto il carcere per Pablo Heriberto Gonzalez Rivas, il salvadoriano che ha ammesso di aver strangolato, pur non volendo farla morire, la compagna Jhoanna Nataly Quintanilla e di aver nascosto il corpo senza vita.
Corpo che i carabinieri del nucleo investigativo, assieme a un'apposita squadra dei vigili del fuoco, coordinati dalla pm Alessia Menegazzo e dall'aggiunto Letizia Mannella, stanno cercando nei campi tra Inzago e Cassano d'Adda. La giudice, nella sua ordinanza, pur sottolineando che non c'è pericolo di reiterazione del reato, spiega che per il 48enne, operaio, incensurato, l'unica misura adeguata è rimanere a San Vittore, dove è stato portato venerdì scorso, quando è stato fermato.
Nei suoi confronti gravi sono gli indizi e va verificato in ogni dettaglio il suo racconto, per la Procura poco credibile. In primo luogo, quando verrà ritrovata la baby-sitter 40enne e verrà eseguita l'autopsia, si potrà appurare la dinamica del delitto e se davvero lei aveva i problemi di salute che, come lui ha sostenuto, ultimamente la stavano preoccupando e deprimendo.
Anche il cellulare di Jo, il soprannome della vittima, dovrà essere ritrovato e analizzato: lui l'altro ieri, durante il faccia a faccia con la giudice, ha spiegato di averlo gettato in un cestino non molto lontano dalla palazzina di piazza dei Daini, dove i due convivevano, assieme al berretto rosso e ad alcuni indumenti della donna per simulare l'allontanamento. Forse dall'esame del contenuto, dai messaggi con le amiche, potrebbero emergere spunti investigativi importanti per chiarire il quadro e se davvero, per dirla con le parole di Gonzalez, non c'erano problemi di coppia. Oppure, come pare, se invece da qualche tempo scoppiavano liti legate ai soldi che lui inviava a casa alla ex moglie e ai figli e per altri motivi.
C'è da mettere ordine in una serie di contraddizioni in cui, per inquirenti e investigatori, è caduto nei giorni successivi alla morte della compagna. Se fosse stato un gesto involontario, questo è il ragionamento, avrebbe dato subito l'allarme e non avrebbe messo il corpo di Jo in una valigia di grosse dimensioni presa dalla propria cantina. Non l'avrebbe caricata sull'auto la notte del 24 gennaio e il giorno dopo non avrebbe cercato un luogo, adatto per liberarsene, ma l'avrebbe fatta ritrovare.
Invece, come ha detto alla gip, non ricorda il percorso ma solo che ha viaggiato lungo una strada larga, probabilmente la tangenziale, e poi ha imboccato una strada secondaria in direzione Treviglio- Cassano d'Adda. Fino a quando ha notato sul lato destro della carreggiata un fosso. Lì si è fermato, ha aperto la portiera e ha gettato la valigia con il cadavere di Jo, facendola rotolare all'interno del fossato. In quella zona sono in corso le ricerche da parte dei carabinieri che domani faranno anche un sopralluogo per i rilievi nell'appartamento dei due, nel box, nella cantine e sull'auto del presunto omicida.
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