"La mia impressione è che Putin non arretrerà di un passo rispetto alle sue attuali posizioni. Di conseguenza l'aggressione militare potrebbe cessare, per il Cremlino, solo dopo l'annessione della Crimea alla Russia, l'indipendenza delle due repubbliche filorusse e la smilitarizzazione dell'Ucraina". Lo ha dichiarato oggi a Pavia il generale in pensione Giorgio Battisti, incontrando gli studenti del liceo scientifico "Copernico".
Battisti, generale di corpo d'armata che ha partecipato alle operazioni in Somalia e Bosnia ed è stato il primo comandante della missione italiana in Afghanistan, ha sottolineato la difficoltà nel trovare una strada per uscire dal conflitto. "E' una situazione che andava affrontata già da tempo. Già dal 2014 Putin aveva assunto certe posizioni. Si doveva organizzare una grande conferenza internazionale, per evitare che la situazione potesse degenerare come purtroppo è accaduto. Oggi è difficile trovare una mediazione, perché nessuno vuole tornare sui suoi passi. A pagarne le conseguenze più tragiche sono sempre i civili".
Per Battisti "i russi cercheranno probabilmente di isolare l'Ucraina e accerchiare Kiev, senza arrivare alla conquista definitiva della capitale perché questo significherebbe combattere casa per casa con perdite enormi. Piuttosto utilizzeranno la tattica di piegare la resistenza, costringendo alcune città ad arrendersi per fame e sete". Per l'ex alto ufficiale "non è ipotizzabile una no fly zone sull'Ucraina, come chiede il presidente Zelensky, perché di fatto significherebbe da parte della Nato e degli Usa dichiarare guerra alla Russia".
Sul timore che il conflitto possa diventare nucleare, Battisti ha espresso la speranza che ciò non avvenga: "Un recente studio di un'università americana ha calcolato che 45 minuti di guerra con le armi nucleari potrebbero provocare 85 milioni di morti. Resta il pericolo delle armi chimiche in dotazione ai russi".
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