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Expo: gdf, Greganti voleva coop per '10 padiglioni'

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Expo

Expo: gdf, Greganti voleva coop per '10 padiglioni'

Bruti Liberati a Grasso,intercettato vicino Senato non pedinato

MILANO, 20 maggio 2014, 21:10

Igor Greganti

ANSACheck

Primo Greganti, foto che appare nella richiesta di custodia cautelare - RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo Greganti, foto che appare nella richiesta di custodia cautelare - RIPRODUZIONE RISERVATA
Primo Greganti, foto che appare nella richiesta di custodia cautelare - RIPRODUZIONE RISERVATA

Non è bastato a Primo Greganti essere riuscito ad inserire una cooperativa anche nei lavori per la cosiddetta Piastra dell'Expo, l'appalto più rilevante del valore di 149 milioni di euro. Il 'Compagno G' o, come recita un'intercettazione, il cosiddetto ''martello'' che ''governa le coop rosse'', si sarebbe spinto oltre, stando alle nuove carte depositate dell'inchiesta sulla presunta ''cupola degli appalti''. E avrebbe cercato di far entrare quella coop 'amica' anche negli appalti per la realizzazione di ''dieci padiglioni'' dei Paesi stranieri.

Intanto, il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, rispondendo a Pietro Grasso che gli aveva chiesto notizie sulla presenza dell'ex funzionario del Pci a Palazzo Madama, ha chiarito che ''non è mai stato svolto alcun servizio di osservazione di polizia giudiziaria al fine di accertare l'eventuale ingresso o uscita dell'indagato, Primo Greganti, in Senato ovvero in Palazzi del Senato''. E, come era già emerso dalle carte delle indagini, Bruti Liberati ha precisato che ''agli atti risulta un'intercettazione del 19 febbraio scorso in cui Greganti riferisce a Cattozzo (il presunto 'corriere' delle tangenti, ndr) 'adesso ho finito una riunione al Senato', e che la posizione dell'utenza di Greganti risulta nei pressi di Palazzo Madama''.

Il ruolo del 'Compagno G' come una sorta di ufficiale di collegamento tra la ''squadra'', composta anche dall'ex Dc Gianstefano Frigerio e dall'ex senatore Luigi Grillo, e il mondo delle cooperative è centrale e molto presente negli atti delle indagini. In una telefonata dello scorso 18 aprile Greganti parla, infatti, con Fernando Turri, responsabile di Viridia, coop con sede a Settimo Torinese, del ''contratto di appalto connesso ai lavori da effettuare, la cosiddetta 'Piastra', aggiudicata alla Mantovani in Ati con Viridia''. E in un'altra intercettazione del 24 aprile ''Greganti - scrive la gdf - chiama il nipote Simone e nel corso della conversazione gli comunica che sta andando da Turri''. Evidentemente, riassume la Finanza, ''lo scopo dell'incontro con Turri è quello di aggiornarlo sull'esito'' di una cena ''della sera prima'' con l'allora manager di Expo, Angelo Paris, e Cattozzo. Greganti nella telefonata dice: ''ieri sera poi a Milano è andata bene eh? Quel ... quegli altri lavori''. E il nipote: ''Degli altri 10 padiglioni''. E Greganti ''conferma - scrive la Gdf - e aggiunge di aver avuto garanzie sull'assegnazione dei lavori''.

E' di ''tutta evidenza'', spiega ancora la Finanza, ''che i due si riferiscono alla costruzione di un complesso di dieci padiglioni per altrettanti Paesi partecipanti all'Expo 2015 già promessigli dal pubblico ufficiale''. In un'intercettazione del 22 aprile scorso, inoltre, era l'imprenditore vicentino Enrico Maltauro - il quale nelle sue telefonate definiva le mazzette in modo criptico usando il termine ''relazioni'' - a parlare di un ''padiglione cinese'', lasciando chiaramente intendere, secondo la Gdf, che si tratti ''del discorso legato agli interessi economici connessi alla costruzione dei Padiglioni per conto dei Paesi esteri''. Lo stesso giorno, tra l'altro, Cattozzo inviò un sms a Maltauro con scritto: ''hai sentito gli inglesi?''. E sempre di padiglioni parlava un funzionario di Expo, Stefano Acbano, con Paris, lo scorso 28 aprile. Acbano: ''Domani la incontriamo, Guinea Equatoriale, c'è l'incontro''. Paris: ''Mi risulta che stiano ordinando i servizi''. Acbano: ''Eh, ma a chi? Cioè sì, perché li abbiamo minacciati...''. Paris: ''A noi...''. Acbano: ''Quindi ci ordineranno i servizi''. Infine, sul fronte nomine nelle società pubbliche, tema 'caldo' per la presunta 'cupola', si trova negli atti anche una telefonata nella quale Grillo parla così del premier Renzi: ''Speriamo che qualcuno abbia spiegato a questo c... di Presidente (Renzi) che non è Mussolini...che ha diritto ma insomma, ci sono anche gli altri...sennò fa come Enrico (Letta)''.

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