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Omicidio Scagni: genitori, pronti a denunciare chi getta fango

Omicidio Scagni: genitori, pronti a denunciare chi getta fango

Ci siamo presi tempo per dire quello che dovevamo

GENOVA, 30 giugno 2023, 19:59

Redazione ANSA

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I genitori di Alice Scagni - RIPRODUZIONE RISERVATA

I genitori di Alice Scagni - RIPRODUZIONE RISERVATA
I genitori di Alice Scagni - RIPRODUZIONE RISERVATA

"La verità è già scritta ma noi ci siamo presi un po' di spazio per dire quello che dovevamo visto che nostra figlia è morta. E ci riserviamo di sporgere denuncia se sarà possibile verso chi in quest'aula non ha detto la verità e ha gettato fango". Lo hanno detto Graziano Scagni e Antonella Zarri al termine dell'udienza in cui entrambi hanno deposto come testimoni nel processo che vede imputato il figlio Alberto per l'omicidio della sorella Alice, uccisa l'1 maggio di un anno fa con venti coltellate. I genitori sono stati ascoltati per circa tre ore dai giudici della Corte d'assise e hanno avuto modo di ricostruire la storia di Alberto, quella delle settimane che hanno preceduto l'omicidio e di sottolineare quanto i loro allarmi sulle condizioni del figlio fossero rimasti inascoltati.
    L'imputato, al contrario delle precedenti udienze, è apparso un po' più nervoso di fronte alla testimonianza dei genitori, ha interloquito costantemente con il suo avvocato Mirko Bettoli circa le domande da porre e ha preannunciato una memoria difensiva che sarà depositata alla prossima udienza.
    In aula questa mattina ha testimoniato anche Laura Cassola, il medico della salute mentale della Asl3 che il 22 aprile aveva ricevuto i coniugi Scagni e la sorella Alice allarmati dai comportamenti sempre più aggressivi di Alberto. Lui però a quell'incontro non c'era voluto andare. Secondo quanto riferito da Cassola "dal racconto dei genitori non avevo rilevato al momento elementi psichiatrici certi, acuti e in atto, quindi ho detto loro che avrei fatto in modo di convocarlo e se avesse ripetutamente rifiutato avrei potuto pensare ad attivare un accertamento sanitario obbligatorio". Di fronte alle preoccupazioni dei genitori per i comportamenti "aggressivi e ricattatori, consigliai di sporgere denuncia". Questo aspetto della testimonianza è stato contestato però dai genitori: "Non ci ha detto di fare denuncia ma di chiamare il 112 se avevamo paura e di metterci in sicurezza, soprattutto la nonna che era vista l'età l'anello debole". Cassola ha testimoniato alla presenza di un suo avvocato di fiducia visto che al momento il medico, insieme a due poliziotti della centrale operativa della Questura, è indagata nel cosiddetto 'fascicolo bis', quello aperto dopo l'esposto dei genitori sugli allarmi inascoltati. Le indagini sono concluse da settimane ma ancora nessun atto ufficiale circa un avviso di conclusione indagini o una richiesta di archiviazione è stato inviato agli indagati.
   
   

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