"La verità è già scritta ma noi ci
siamo presi un po' di spazio per dire quello che dovevamo visto
che nostra figlia è morta. E ci riserviamo di sporgere denuncia
se sarà possibile verso chi in quest'aula non ha detto la verità
e ha gettato fango". Lo hanno detto Graziano Scagni e Antonella
Zarri al termine dell'udienza in cui entrambi hanno deposto come
testimoni nel processo che vede imputato il figlio Alberto per
l'omicidio della sorella Alice, uccisa l'1 maggio di un anno fa
con venti coltellate. I genitori sono stati ascoltati per circa
tre ore dai giudici della Corte d'assise e hanno avuto modo di
ricostruire la storia di Alberto, quella delle settimane che
hanno preceduto l'omicidio e di sottolineare quanto i loro
allarmi sulle condizioni del figlio fossero rimasti inascoltati.
L'imputato, al contrario delle precedenti udienze, è apparso un
po' più nervoso di fronte alla testimonianza dei genitori, ha
interloquito costantemente con il suo avvocato Mirko Bettoli
circa le domande da porre e ha preannunciato una memoria
difensiva che sarà depositata alla prossima udienza.
In aula questa mattina ha testimoniato anche Laura Cassola,
il medico della salute mentale della Asl3 che il 22 aprile aveva
ricevuto i coniugi Scagni e la sorella Alice allarmati dai
comportamenti sempre più aggressivi di Alberto. Lui però a
quell'incontro non c'era voluto andare. Secondo quanto riferito
da Cassola "dal racconto dei genitori non avevo rilevato al
momento elementi psichiatrici certi, acuti e in atto, quindi ho
detto loro che avrei fatto in modo di convocarlo e se avesse
ripetutamente rifiutato avrei potuto pensare ad attivare un
accertamento sanitario obbligatorio". Di fronte alle
preoccupazioni dei genitori per i comportamenti "aggressivi e
ricattatori, consigliai di sporgere denuncia". Questo aspetto
della testimonianza è stato contestato però dai genitori: "Non
ci ha detto di fare denuncia ma di chiamare il 112 se avevamo
paura e di metterci in sicurezza, soprattutto la nonna che era
vista l'età l'anello debole". Cassola ha testimoniato alla
presenza di un suo avvocato di fiducia visto che al momento il
medico, insieme a due poliziotti della centrale operativa della
Questura, è indagata nel cosiddetto 'fascicolo bis', quello
aperto dopo l'esposto dei genitori sugli allarmi inascoltati. Le
indagini sono concluse da settimane ma ancora nessun atto
ufficiale circa un avviso di conclusione indagini o una
richiesta di archiviazione è stato inviato agli indagati.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA