"Avevo 12 anni ad Auschwitz.
Alla mia età non andavo d'accordo con i miei coetanei.
Non erano i
dispetti dell'età, ma ho capito che in me, anche se non a
livello conscio, covava l'odio. Capire questo era già il primo
passo verso il bene". Lo ha affermato oggi Oleg Mandic, l'ultimo
bambino a lasciare il campo di sterminio nazista il 27 gennaio
1945, ospite d'onore del "Gran Galà di Primavera" 2018 della
Vitale Onlus, che stamani alla sede dell'Ince ha preso parte a
una tavola rotonda sui temi della pace nel nuovo scacchiere
geopolitico.
"Il Bene - ha proseguito Mandic - riesce a sopraffare il
male. L'odio è una catena che non finisce più, coinvolge la
famiglia, poi l'etnia, e questa cosa va a finire ad Auschwitz.
Se alla vostra età arrivate a queste conclusioni - ha aggiunto,
rivolto ai giovani studenti del Collegio - capite che l'odio
primordiale è stato creato dall'accettare o meno la diversità, è
stato creato nella mia mente. E se è mio, devo riuscire a
intervenire e contenerlo".
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