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In calo a gennaio il mercato europeo dell'auto, -2,1%. Stellantis perde il 16%

In calo a gennaio il mercato europeo dell'auto, -2,1%. Stellantis perde il 16%

De Vries (Acea): 'Molto lavoro da fare per soddisfare le norme sulla CO2'

TORINO, 25 febbraio 2025, 15:42

Redazione ANSA

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A gennaio in Europa Occidentale (Ue, Paesi Efta e Regno Unito) sono state immatricolate - secondo i dati dell'Acea, l'associazione dei costruttori europei - 995.271 auto, il 2,1 per cento in meno dello stesso mese del 2024. Il calo è del 18,8 - segnala il Centro Studi Promotor - rispetto a gennaio 2019, mese precedente alla pandemia. Per il gruppo Stellantis, che ha venduto 154.079 auto, la flessione è del 16% e la quota di mercato è in calo dal 18% al 15,5%.

"Con le auto elettriche a batteria che hanno una quota di mercato pari solo al 15%, è' chiaro che l'Europa ha ancora molto lavoro per uscire dalla stagnazione e raggiungere la quota di mercato del 25% necessaria per soddisfare le norme di conformità in materia di CO2 per il 2025", afferma Sigrid de Vries, direttore generale dell'Acea.

Il mercato dell'auto nell'Europa Occidentale (Ue+Efta+Uk), dopo aver chiuso il 2024 con una crescita striminzita dello 0,9% sul 2023 e con un calo di ben il 18% sul 2019, inizia il 2025 con un calo del 2,1% su gennaio 2024 e del 18,8% sulla situazione ante-crisi. E' il commento del Centro Studi Promotor. Nessuno dei cinque maggiori mercati dell'area, che valgono il 69,9% delle immatricolazioni - spiega - è in buona salute. La situazione peggiore è quella della Francia, che in gennaio perde ben il 6,2% sullo stesso mese del 2024 e il 26,1% su gennaio 2019. Il più importante mercato dell'area, quello della Germania, fa registrare un -2,8% su gennaio 2024 e -21,9% sullo stesso mese del 2019. Male va anche l'Italia con cali rispettivamente del 5,8% e del 19,1%. La Spagna ha un modesto recupero in gennaio (+5,3%), ma un forte calo sui livelli ante-crisi (-22,7%). Il Regno Unito, in cui si stanno facendo grandi sforzi per imporre l'auto elettrica, accusa un calo del 2,5% su gennaio 2024 e del 13,5% sulla situazione ante-crisi. La crisi del mercato dell'auto in Europa dipende dalla transizione energetica decisa dall'Unione Europea, che sta cercando di imporre l'auto elettrica con una soluzione che in nessuna altra parte del mondo è stata imposta, il divieto dal 2035 di immatricolare auto con motorizzazioni non elettriche. Da marzo l'Unione Europea dovrebbe rivedere la sua politica per la transizione all'elettrico e in questo quadro si inserisce il tentativo, fortemente sostenuto anche da ambienti industriali, di creare uno spazio per soluzioni non totalmente elettriche, ma con emissioni più contenute come le ibride plug-in e le ibride range extender. Il tentativo è generoso - commenta Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor - ma non tiene conto del fatto che l'auto elettrica non è gradita dal pubblico non solo per il fatto di essere una soluzione meno efficiente per la mobilità, ma anche perché è una soluzione che va al di là della capacità di spesa di una parte molto importante degli acquirenti di auto, questione che non viene certo risolta dalle auto elettriche plug-in e dalle range extender che non sono, per il momento, alla portata dei più.

"Il mercato europeo dell'auto apre l'anno in corso in flessione (-2,1% a gennaio), risultando in calo quasi tutti i maggiori mercati. A gennaio, infatti, dei cinque major market (incluso Uk) soltanto la Spagna registra una crescita (+5,3%). In calo, invece, Francia (-6,2%) e Italia (-5,8%), seguite da Germania (-2,8%) e Regno Unito (-2,5%).". Lo afferma Roberto Vavassori, presidente dell' Anfia. "Apprezziamo l'avvio dei lavori dell'iniziativa 'Strategic Dialogue on the Future of the European Automotive Industry' voluta dalla presidente von der Leyen e il cui incontro di kick-off si è svolto il 30 gennaio scorso, e chiediamo fortemente che il relativo Piano d'azione che verrà presentato il prossimo 5 marzo tenga conto anche delle istanze promosse da Anfia insieme a Clepa e alle altre associazioni europee del settore. Per garantire una transizione pulita e razionale è infatti necessario revisionare i regolamenti sulla riduzione delle emissioni di CO2 degli autoveicoli leggeri e pesanti abbracciando il paradigma della neutralità tecnologica e introducendo delle flessibilità che consentano di attribuire il giusto valore al contributo dei carbon neutral fuels; prevedere un piano di incentivazione pluriennale e paneuropeo per la diffusione dei veicoli a basse e zero emissioni, da applicare nei singoli Paesi Ue; introdurre misure a sostegno della competitività delle imprese, ad esempio rendendo più accessibili i costi dell'energia e supportando le attività di ricerca, sviluppo e innovazione sulle nuove tecnologie".

Nel totale Eu27+Uk+Efta le auto elettrificate rappresentano il 24,3% del mercato, di cui il 16,7% elettriche (+4,8 punti percentuali rispetto a gennaio 2024) e il 7,6% ibride (-0,3%). Complessivamente, quasi il triplo della quota di mercato italiana. Lo sottolinea l'Unrae, "Nel settore vi è grande attesa per il Piano d'azione che dovrebbe essere presentato dalla Commissione Europea il 5 marzo, come risultato del 'Dialogo strategico sul futuro dell'industria automotive europea', avviato lo scorso 30 gennaio. Questo piano dovrà fornire misure concrete per rendere il settore maggiormente competitivo e affrontare con efficacia la transizione verso la decarbonizzazione, coinvolgendo tutti gli stakeholder dell'ecosistema" afferma Andrea Cardinali, direttore generale dell'Unrae. "Il 'Clean Industrial Deal' che verrà presentato dalla Commissione domani 26 febbraio - aggiunge - non conterrà invece alcuna misura per il settore auto, contrariamente a quanto anticipato a metà gennaio dal vicepresidente esecutivo Stéphane Séjourné, che aveva assicurato entro 40 giorni 'soluzioni efficaci con l'obiettivo di stimolare la domanda di auto pulite, fra le altre cose con una strategia legata al rinnovo delle flotte aziendali'". L'Unrae auspica con urgenza, già con la presentazione del Piano d'azione, una revisione del sistema delle sanzioni per lo sforamento dei target di emissioni di CO2 "per evitare ulteriori turbative del mercato"

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