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Ucciso per le scarpe sporcate, ergastolo al baby boss

Ucciso per le scarpe sporcate, ergastolo al baby boss

La madre, 'è quello che volevo sentire'. Urla e pianti in aula

NAPOLI, 30 gennaio 2025, 20:22

Redazione ANSA

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Ucciso per le scarpe sporcate, ergastolo al baby boss - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ucciso per le scarpe sporcate, ergastolo al baby boss - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Nando Piantadosi) Urla di gioia e lacrime, nell'aula 115 del tribunale di Napoli, alla lettura della sentenza con la quale la Corte di Assise ha condannato all'ergastolo Francesco Pio Valda, il baby boss 21enne che la notte del 20 marzo 2023, tra gli chalet del lungomare, sparando tra la folla, uccise il pizzaiolo 18enne Francesco Pio Maimone. Una vittima innocente, un ragazzo completamente estraneo a quella rissa scoppiata tra gruppi di giovani legati alla mala, per i cosiddetti futili motivi: una scarpa griffata sporcata, forse da qualche goccia di un drink, forse perché inavvertitamente pestata.
    Pio morì tra le braccia di un suo caro amico, senza sapere neppure perché, a causa di uno dei colpi di pistola che, secondo l'accusa e secondo anche i giudici, Valda esplose all'impazzata per allontanare i suoi aggressori.
    "Una sola parola volevo sentire: ergastolo", ha detto Concetta Napoletano, madre di Maimone con gli occhi gonfi, appena dopo la lettura della sentenza, prima di ripetere come un mantra, con il marito Antonio, l'appello più volte lanciato durante le udienze: "Deponete le armi e credete nella giustizia: la vostra strada porta solo alla morte, in carcere oppure in strada". "Le mamme non ce la fanno più - ha aggiunto - abbiamo partorito i nostri figli e qualche balordo ce li ha tolti". In aula anche il fratello di Francesco Pio, Emanuele. "Pregavo tutte le sere - ha sottolineato dopo la lettura del verdetto da parte dei giudici - affinché avessimo giustizia: ringrazio i magistrati, gli avvocati e la polizia per le indagini. Noi siamo persone oneste che lavorano".
    Momenti di tensione durante l'arringa del difensore di Valda, l'avvocato Antonio Iavarone, quando ha richiamato le parole di uno dei testimoni ascoltati, il titolare di uno dei chalet teatro della tragedia, che durante il processo mise in discussione la dinamica dell'omicidio, in particolare la direzione degli spari. "E' un bugiardo, state tenendo conto di quello che ha detto un bugiardo", ha urlato una voce dal pubblico. L'uomo, su ordine della presidente Teresa Annunziata, è stato identificato e allontanato dalla Polizia.
    Prima dell'inizio dell'udienza il pm antimafia Antonella Fratello ha depositato la sentenza con la quale una decina di giorni fa è stata sancita l'esistenza del clan Aprea-Valda del quartiere Barra di Napoli, capeggiato proprio da Francesco Pio Valda.
    La camera di consiglio, iniziata poco prima di mezzogiorno, è durata circa tre ore, tante sono bastate ai giudici della prima sezione per accogliere la richiesta dell'ergastolo formulata a novembre dalla pm: unica differenza, la durata dell'isolamento diurno che dai due anni chiesti è stata ridotta a sei mesi.
    L'autorità giudiziaria ha anche condannato altri quattro dei sette imputati, tra parenti e amici di Valda: Alessandra Clemente, la cugina 27enne, a due anni e sei mesi di reclusione; il 24enne Salvatore Mancini a quattro anni; Giuseppina Niglio, nonna di Valda, 75 anni, a quattro anni e sei mesi di reclusione e a una multa di 6mila euro; Pasquale Saiz, 23 anni, a quattro anni di carcere. Assoluzione e annullamento della misura cautelare per gli altri due imputati: la sorella di Valda, Giuseppina, e Giuseppe Perna.
    "E' una sentenza contro la cultura camorristica, un segnale per tutti - ha detto l'avvocato Sergio Pisani, legale della famiglia Maimone - Bisogna essere uniti e forti e sperare che questi ragazzi prendano una strada diversa". Quello di Pio, ha concluso, "è un omicidio di camorra, lo hanno sancito i giudici. E questa sentenza dice anche: 'ragazzi, non seguite questa strada'."
   

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