È forse la realtà pubblica più importante d'Italia quanto ad amministrazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, di certo la più datata con i suoi 25 anni di storia, che ancora oggi si occupa di 147 beni sottratti alla camorra.
Agrorinasce, società consortile formata da cinque comuni del Casertano, quelli fino a pochi anni fa a diffusa e radicata presenza camorristica, come Casapesenna, paese di Michele Zagaria, San Cipriano d'Aversa, comune di Antonio Iovine e del fondatore dei Casalesi Antonio Bardellino, Santa Maria la Fossa, Villa Literno e San Marcellino.
Non c'è
Casal di Principe, comune uscito da Agrorinasce qualche anno fa,
ma comunque il Consorzio resta un faro e sopratuttto un modello
di amministrazione e riutilizzo dei beni confiscati, che con
l'entrata tra i soci anche della Regione Campania, ha oggi molte
più risorse. E soprattutto una sfida, quello di recuperare
l'azienda agricola de La Balzana, situata a Santa Maria la
Fossa: 200 ettari in cui nasceranno - previsto un investimento
totale di 35 milioni di euro attinti dal Fondo Sviluppo e
Coesione - entro pochi anni un Polo Agralimentare, un istituto
agrario e tutto ciò che può servire al rilancio
dell'agricoltura. Lo scorso weekend il compleanno di Agrorinasce
è stato festeggiato alla Reggia di Carditello durante la Summer
School dell'Ucsi, la Scuola di giornalismo investigativo.
"In 25 anni - spiega Gianni Allucci, amministratore delegato
di Agrorinasce, presidente è l'ex magistrato Elena Giordano -
abbiamo amministrato circa 200 beni confiscati utilizzando, per
recuperarli, finanziamenti per 70 milioni di euro. Siamo un
modello che andrebbe esportato nel resto della Campania e oltre,
anche perchè da soli i Comuni, specie quelli più piccoli, non ce
la fanno. In ogni caso lo Stato deve investire di più, anche
effettuando quei lavori preliminari nei beni confiscati in modo
da renderli subito fruibili".
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