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Mostre: il 'Respiro' di Bagnoli in forma multidisciplinare

Mostre: il 'Respiro' di Bagnoli in forma multidisciplinare

Città della Scienza, dal 15 settembre l'aritmia di un territorio

NAPOLI, 12 settembre 2022, 14:33

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Raccontare, attraverso linguaggi espressivi multidisciplinari, lo 'spasmo' di un territorio, le implicazioni invisibili di un lungo processo incompiuto, le forme inaspettate di una trasformazione in divenire. E' questo la mostra 'Respiro - Aritmia di un territorio' di Paolo Cappelli. Paola Margherita. Marcello Anselmo a cura di Marco Izzolino (15 settembre - 15 ottobre) in programma nella Fondazione IDIS - Città della Scienza a Napoli (Spazio Galilei), un progetto espositivo che interessa lo spazio geografico dell''area dell'ex Italsider di Bagnoli, rimasto immobile - sottolineano gli organizzatori - "dopo decenni di convivenza con la nocività, di mediazione tra il territorio e i suoi abitanti, di prevalenza dell'uomo sulla natura, di indecisione quasi salvifica di intraprendere un percorso di trasformazione".
    Il respiro, si evidenzia, "è quel gesto istintivo che permette ad ogni natura di manifestarsi, sopravvivere, darsi una forma, ed è proprio partendo da questo assunto che prende vita il progetto, soffermandosi su una narrazione che renda protagonista non solo lo spazio inteso come luogo fisico ma la sua accezione di luogo generatore di emozioni nella lettura della sua aritmia, da intendersi come incertezza durante la quale è possibile cogliere attimi di legittima interruzione della ragione, di prevalenza della natura sull'intenzione". Nella storia di Napoli, in seguito alla dismissione della fabbrica, l'area di Bagnoli è infatti da sempre stata oggetto di riflessioni, di progettazione infinita, contemporaneamente lo scorrere degli anni ha segnato la sua percezione, nell'immaginario collettivo, di un territorio senza tempo, caratterizzato da sopravvivenza e sperimentazione".
    Le fotografie di Paolo Cappelli, le sculture di Paola Margherita e il documentario e paesaggio sonoro di Marcello Anselmo traducono in maniera essenziale questo processo affidando allo scorrere della vita e alla trasformazione, il ruolo di fil rouge nella realizzazione delle loro opere.
   

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