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Il boss pentito Antonio Iovine tra i killer del vigile urbano

Camorra

Il boss pentito Antonio Iovine tra i killer del vigile urbano

"Fu l'ultimo omicidio a cui presi parte, io il primo a sparare"

NAPOLI, 18 ottobre 2016, 10:48

Redazione ANSA

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L 'ex boss del clan dei Casalesi Antonio Iovine - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'ex boss del clan dei Casalesi Antonio Iovine - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'ex boss del clan dei Casalesi Antonio Iovine - RIPRODUZIONE RISERVATA

C'era anche il boss Antonio Iovine nel commando di fuoco che in un affollato sabato pomeriggio dell'11 febbraio 1989, a San Cipriano d'Aversa (Caserta) uccise il vigile urbano Antonio Diana, classe 1959, su ordine di Francesco Schiavone "Sandokan", all'epoca boss emergente, che riteneva la vittima coinvolta nell'omicidio di un suo uomo e legata al boss Antonio Bardellino. A fare luce su questo assassinio, per il quale oggi i carabinieri hanno eseguito sette misure cautelari nei confronti di persone ritenute mandanti ed esecutori materiali di quell'omicidio, è proprio Iovine, nella veste di collaboratore di giustizia. Diana, secondo quanto si è appreso dal pentito, sarebbe stato colui che "aveva dato la battuta", come dicono in gergo i camorristi, era stato cioè il componente della banda a cui era stato affidato il compito di segnalare ai killer la presenza dell'obiettivo. Fu quello l'ultimo omicidio a cui Iovine prese parte. "Fui il primo a sparare", ha riferito l'ex boss pentito agli inquirenti. 
    Il tutto avviene in un clima teso determinato dalla scissione del clan di Bardellino in cui nascono gruppi mafiosi antagonisti, tra i quali si inquadra quello di Sandokan, e in un contesto, quello di San Cipriano d'Aversa, dove la criminalità organizzata controllava praticamente tutto l'apparato amministrativo della città. Come agente della Polizia Municipale, infatti, lavorava Giuseppe Iovine (fratello dell'ex boss Antonio) mentre il fratello di Giuseppe Caterino, detto Peppinotto, (colui che per Iovine era il vero sindaco di San Cipriano, ndr) altro elemento di spicco della mafia casalese, era responsabile dell'ufficio tecnico.
   

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