"Oggi si assiste a un estremismo e un
nazionalismo che tendono a soffocarci, e generano ansie
soprattutto nei giovani. C'è una tendenza a difendere solo i
propri interessi, a creare paure. Noi invece puntiamo a percorsi
di condivisione e di dialogo: In questo si tratta di generare
una cultura, che è anche il grande tentativo di papa Francesco".
Il superiore della Provincia euro-mediterranea della Compagnia
di Gesù, padre Ronny Alessio, sintetizza così il senso
dell'incontro svoltosi ieri all'Università Gregoriana "L'altro
sguardo sul mondo. Cooperazione missionaria: una visione di
libertà e giustizia sociale", promosso, insieme alla Facoltà di
Scienze sociali dell'Ateneo, dalla Fondazione Magis Ets, opera
missionaria proprio della Provincia dei Gesuiti guidata da padre
Alessio.
Nel suo intervento su "missione e libertà" e sul ruolo della
Compagnia di Gesù, il Provinciale ha posto l'accento
sull'"attenzione grande ai poveri, alla pace, all'educazione, ai
diritti umani, alla spiritualità, all'educazione alla fede",
sottolineando come papa Francesco "metta molto l'accento sui
poveri". E ha espresso "orgoglio" su come la Fondazione Magis lo
faccia "in 20 paesi diversi, con grande sensibilità e
attenzione". Ed è proprio contro "il tentativo di rendere
invisibili i poveri, lo 'scarto' teorizzato da Bauman", che oggi
occorre "uno sguardo diverso sul mondo", come nel titolo del
convegno.
Il presidente del Magis Ambrogio Bongiovanni, parlando delle
sfide attuali della cooperazione internazionale, ha ricordato "i
tre verbi in cui è racchiuso il contributo delle opere
missionarie allo sviluppo della società contemporanea: vedere,
giudicare, agire". E in particolare "agire non certo per
assecondare i potenti di turno, ma per camminare con i poveri,
ascoltare il loro grido, ascoltare il grido della terra", in una
modalità "profetica", che "come tale sicuramente ha dei prezzi".
E anche se, "in tema di giustizia sociale e di violazioni della
libertà, anche religiosa", siamo di fronte a "tempi malvagi",
come li ha chiamati papa Bergoglio, l'analisi non dipinge un
quadro tutto in negativo: "il Giubileo - ha osservato
Bongiovanni - ci chiama ad essere 'pellegrini di speranza', e
già quello di generare speranza è un percorso controcorrente
rispetto ai linguaggi attuali, bellicisti e di soli contrasti".
Il padre gesuita Daniel Huang, coordinatore della
Specializzazione in Missiologia, ha descritto come "una sfida
enorme" quella che il Papa chiama "dimensione sociale
dell'evangelizzazione", e di cui il Magis "è un esempio nei
paesi dove opera". E ha enucleato le "cinque aree di
cambiamento" che oggi richiedono "un particolare impegno sociale
da parte della Chiesa": "il protezionismo economico, e tutti
siamo preoccupati per quanto sta accadendo, con costi umani,
perdita di lavoro e soprattutto la fine della solidarietà
internazionale"; "l'economia dell'attenzione, con la diffusione
di fake news con cui l'attenzione viene catturata, e l'uso
dell'intelligenza artificiale che trasforma il lavoro e la
governance"; "la rinascita del populismo e dell'autoritarismo,
che fa emergere una fragilità della democrazia, fomentando anche
tensioni più basse, egoistiche"; "la polarizzazione, con
l'indebolimento del senso del bene comune"; "la crisi di
speranza, che tocca in modo più pesante i giovani, e si
manifesta anche con il non voler avere figli". All'incontro sono
intervenuti anche l'altro gesuita Peter Lah, decano della
Facoltà di Scienze sociali, la presidente del Focsiv Ivana
Borsotto e Paolo Garonna, economista e presidente della
Fondazione Centesimus Annus pro Pontifice.
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