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Dfp alle Camere, dazi e difesa sul tavolo dell'Ecofin

Dfp alle Camere, dazi e difesa sul tavolo dell'Ecofin

Inps, aumento speranza vita coerente con incremento di 3 mesi

11 aprile 2025, 08:48

Enrica Piovan

ANSACheck
Il ministro Giancarlo Giorgetti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il ministro Giancarlo Giorgetti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Ministero dell'economia e finanze ha inviato, come di consueto, alle Camere e alla Presidenza della Repubblica il Dfp (documento di finanza pubblica) approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri. Lo fa sapere il Mef in una nota.

Il Dfp, ex Def, è arrivato alla Camera e sarà online nelle prossime ore. Lo rende noto l'ufficio stampa della Camera

Incassato il disco verde del consiglio dei ministri, il nuovo Def, ribattezzato Documento di finanza pubblica, si avvia quindi ad approdare in Parlamento.

Dove inizierà la prossima settimana, con l'avvio delle audizioni giovedì 17, l'esame del testo, da chiudere in tempo utile perché il governo possa inviarlo - entro il 30 aprile - a Bruxelles. Il documento tratteggia un quadro, che dimezza la crescita 2025, conferma il deficit e lima il debito, ma che non contiene indicazioni né sull'impatto dei dazi né sulle spese per la difesa. E' un documento prudente in un contesto economico caratterizzato da grande variabilità. La politica è già divisa: la maggioranza plaude alla "cautela" e "responsabilità" del governo, le opposizioni parlano di documento senza numeri che certifica il fallimento dell'esecutivo.

Assenti nel Dfp, dazi e difesa arrivano però sul tavolo della due giorni informale dell'Ecofin al via domani a Varsavia. Dopo la sospensione di 90 giorni dei nuovi dazi che minacciavano l'Europa appena decisa da Trump "l'umore è abbastanza positivo": "non siamo qui per una guerra commerciale", spiega un funzionario europeo. L'obiettivo di Bruxelles, che punta ad usare questi tre mesi per estendere le discussioni con gli americani, è di "rendere la cooperazione economica con gli Stati Uniti il più agevole possibile".

 

Con un approccio improntato all'equilibrio: agire "come un Buddha - spiegano da Bruxelles - calmi, concentrati e avere una risposta strategica". Una visione in linea con quella professata dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. Sia per le spese sulla difesa che per le misure sui dazi, bisogna decidere "con razionalità e sangue freddo, senza farsi prendere dalla frenesia", sostiene il titolare italiano dell'economia. Che apprezza l'ultima mossa di Trump e tratteggia quello che sarebbe l'esito ideale: "Tornare al 'fair trade' dal 'free trade', che ha creato concorrenza sleale" e fatto "danni enormi" all'Italia e anche agli Usa. A Varsavia le discussioni al tavolo dell'Eurogruppo inizieranno dall' "impatto macroeconomico del commercio", mentre nel pomeriggio una sessione con i banchieri centrali valuterà i potenziali impatti sui mercati finanziari. I lavori di sabato all'Ecofin informale saranno invece dedicati al finanziamento della difesa europea, con la presentazione del documento redatto dal think tank Bruegel, che propone tra l'altro la creazione di un Meccanismo Europeo di Difesa, un'istituzione simile al Mes. Sull'ipotesi di un possibile ruolo del Mes, invece, al momento non ci sono segnali che possa servire: "continua a servire al proprio scopo", ma "non credo che nessuno speri che avrà bisogno di svolgere un ruolo più importante di quello", spiegava qualche giorno fa un alto funzionario europeo. In Italia intanto si surriscalda il tema pensioni. I dati Istat confermano le stime preliminari di un recupero della speranza di vita a 65 anni, che sale a 21,2 anni: un valore coerente con le previsioni di un incremento di tre mesi dei requisiti per la pensione di vecchiaia e per quelli dell'anticipata a partire dal 2027, dice l'Inps, chiarendo comunque che c'è ancora un "margine temporale" se si decidesse di intervenire, come in passato, per sterilizzare gli aumenti. La spesa pubblica per gli assegni intanto raggiungerà nel 2025 il 15,3% del Pil a quota 289,35 miliardi e crescerà ancora fino a toccare il 17,1% del Pil nel 2040, spiega l'Istituto di previdenza. Che comunque rassicura sulla tenuta del sistema: "va monitorato nei prossimi trent'anni", ma "non vi sono ragioni per ritenere che non sia in grado di garantire le prestazioni".

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