La Corte Suprema americana ha spianato la strada a Donald Trump per usare una legge di guerra nel 1798 per deportare i migranti in tempi rapidi.
Almeno per il momento, perché la sentenza del massimo tribunale che il presidente americano ha salutato come una vittoria non è entrata nel merito della legge ma ha contestato che il tribunale di Washington che l'ha bloccata non aveva la giurisdizione per farlo.
I saggi, inoltre, hanno decretato che a chi viene colpito dall'ordine di espulsione debba essere data la possibilità di fare ricorso. "Il provvedimento deve essere notificato entro un lasso di tempo ragionevole in modo tale da consentire di cercare una soluzione nella sede appropriata", hanno scritto i massimi giudici nella sentenza contestata dai tre democratici e, in parte, anche dalla conservatrice Amy Coney Barrett. "L'unica domanda legittima è quale tribunale dovrà risolvere il caso", hanno sottolineato riferendosi alla causa presentata dall'American Civil Liberties Union per conto di cinque migranti venezuelani presso una corte della capitale americana - dove il giudice James Boasberg ha dato loro ragione bloccando l'Alien Enemies Act - e non in Texas dove erano detenuti con l'accusa di essere membri della gang Tren de Aragua.

"La corte suprema ha sostenuto lo stato di diritto nella nostra nazione consentendo a un presidente, chiunque egli sia, di essere in grado di proteggere i nostri confini e le nostre famiglie e il nostro Paese stesso. Un gran giorno per la giustizia in America!", ha esultato su Truth Trump senza minimamente fare riferimento al fatto che, per ora, il massimo tribunale ha soltanto contestato la legittimità del divieto imposto da Boasberg. In un'altra sentenza cruciale di queste ore, i saggi hanno accolto il ricorso dell'amministrazione annullando la scadenza per il rimpatrio di un uomo del Maryland erroneamente deportato in una famigerata prigione del Salvador. Il dipartimento di Giustizia aveva contestato al giudice distrettuale Paula Xinis di aver oltrepassato la sua autorità ordinando il rientro negli Stati Uniti di Kilmar Abrego Garcia perchè l'uomo non è più sotto la giurisdizione Usa. Il salvadoregno, che l'amministrazione ha ammesso di aver espulso per errore, era su uno dei tre voli del 15 marzo, decisi dal tycoon invocando l'Alien Enemies Act e la moglie lo ha riconosciuto in un video shock che mostrava i prigionieri ammanettati, strattonati e inginocchiati per la rasatura dalle autorità del Salvador.

Sono almeno 137 le persone espulse dall'amministrazione repubblicana in base alla legge controversa, adottata alla fine del 1700 quando gli Stati Uniti ritenevano sarebbe scoppiata una guerra con la Francia ed usata l'ultima volta nella Seconda Guerra Mondiale. Successo, parziale, di The Donald anche sul fronte lavoro. Sempre la Corte Suprema ha infatti bloccato l'ordine di un giudice inferiore che richiedeva la riassunzione di 16.000 dipendenti federali in prova cacciati dai dipartimenti di Agricoltura, Difesa, Energia, Interni, Tesoro e per i Veterani.
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