La polizia dello Zimbabwe
ha arrestato 95 persone a seguito delle proteste di ieri che
chiedevano le dimissioni del presidente, Emmerson Mnangagwa. Gli
arrestati sono accusati di aver promosso la violenza pubblica
per aver preso parte alle manifestazioni e sono apparsi oggi in
tribunale. Le proteste hanno fatto seguito all'appello di
Blessed Geza, un veterano del partito Zanu-Pf di Mnangagwa,
partito che detiene il potere ininterrottamente nel Paese
dall'indipendenza nel 1980. Geza accusa l'82enne presidente di
aver fallito nei confronti del popolo dello Zimbabwe, in
maggioranza poverissimo, mentre gli uomini del presidente e i
militari detengono il controllo delle risorse minerarie. Geza
accusa il presidente di volere restare al potere oltre la fine
del suo mandato nel 2028.
Secondo la polizia, il gruppo arrestato fa parte delle circa
200 persone che si sono radunate nella Piazza della Libertà di
Harare, la capitale, dove hanno lanciato pietre contro le forze
dell'ordine, chiudendo temporaneamente una strada con barricate.
Durante la manifestazione venivano scanditi slogan come "Quando
è troppo è troppo" e "Mnangagwa deve andarsene". Le azioni dei
manifestanti sono giudicate illegali e infrangerebbero le leggi
contro la violazione della pace e la partecipazione a un raduno,
con l'intento di promuovere la violenza pubblica.
Le forze di sicurezza erano presenti in forze ieri mentre le
manifestazioni erano poche, ma negozi, scuole e aziende sono
rimaste chiuse in quella che, secondo molti, è stata una vera e
propria protesta silenziosa. In un discorso pubblicato sui
social media nella tarda serata di ieri, Geza ha ringraziato i
suoi seguaci per aver accolto il suo appello di protesta
aggiungendo che non avrebbe indetto nuove manifestazioni a
breve, ma ha promesso presto una serie di eventi per scacciare
Mnangagwa e la sua "cabala corrotta".
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