Nel foyer del cinema Colosseo di Milano, sentendo i commenti di chi ha appena visto il film su Yves Saint Laurent, lo stilista francese scomparso nel 2008, la sensazione è che a colpire sia stato più il lato dell'uomo, fragile e trasgressivo, che quello del creativo, del genio rivoluzionario che raccolse l'eredità di Christian Dior per poi fondare la sua etichetta. Gli italiani, o meglio, i rappresentanti della moda schierati in poltrona ieri sera, sono stati i quarti (dopo il passaggio a Parigi, Londra e Berlino) a vedere il lungometraggio che racconta la vita di Yves, che ha amato il suo compagno Pierre Bergè per 50 anni e che per tutta la vita ha adorato le donne, rivoluzionando il loro modo di vestire. Il film, già uscito in Francia e dal 27 marzo nelle sale in Italia, è stato presentato con una proiezione organizzata da Franca Sozzani per Vogue e Andrea Occhipinti per Lucky Red (il distributore in Italia). Accanto al regista Jalil Lespert e al protagonista Guillaume Gallienne (Pierre Bergé nel film) erano tanti i giovani del fashion system nostrano, da Massimo Giorgetti di Msgm ad Andrea Incontri, un po' meno i veterani. C'era chi la storia la conosceva bene, come Alessandro Dell'Acqua, stilista di N21 e Rochas, che ha trovato la pellicola "molto vicino alla realtà", e chi si è emozionato di fronte al racconto dell'amore contrastato tra Pierre e Yves.
La pellicola ha commosso anche il più importante e il più difficile degli spettatori, Bergè, socio e compagno di una vita dello stilista. "Il nostro incontro è durato una ventina di minuti - ha raccontato Lespert - lui ha avuto fiducia in me e mi ha lasciato molta libertà. Solo su una cosa è stato impeccabile: gli abiti. Ero terrorizzato la prima volta che gli ho mostrato il film, e alla fine lui era in lacrime".
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