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Violenza e minacce ai facchini, 4 misure cautelari a Prato

Violenza e minacce ai facchini, 4 misure cautelari a Prato

Uno ai domiciliari. Indagini all'ombra di 'guerra delle grucce'

PRATO, 15 aprile 2025, 12:53

Redazione ANSA

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Ancora sviluppi a Prato nelle indagini coordinate dalla procura sui reati nel distretto tessile 'parallelo'. Quattro stranieri sono stati raggiunti da misure cautelari per un'inchiesta nata nel contesto della cosiddetta 'guerra della grucce' su una grave situazione di sfruttamento lavorativo connesso a episodi di violenza e intimidazione. Le misure, richieste dalla procura e disposte dal Gip, riguardano due pakistani (di 45 e 56 anni) e due cinesi (di 40 e 39 anni). Il 45enne pakistano, considerato il principale responsabile delle attività illecite, va agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, mentre gli altri tre hanno il divieto di dimora nella provincia di Prato. Per gli inquirenti, i quattro indagati sarebbero il braccio operativo di una rete più ampia, riconducibile a una struttura societaria di proprietà di capitali cinesi. Il giudice ha ritenuto necessario adottare le misure cautelari 'a sorpresa' ovvero senza ascoltare prima gli indagati, ritenendo ci fosse il rischio che la pressione esercitata sui lavoratori potesse inquinare le prove.
    Alcuni dipendenti, infatti, hanno fornito "versioni reticenti per timore di perdere il lavoro o subire ritorsioni".
    Le violenze, secondo gli inquirenti, furono fatte per inibire altre rivendicazioni sindacali. L'inchiesta ha fatto emergere un sistema radicato di sfruttamento di migranti da Pakistan, Bangladesh, Afghanistan e Africa. Al centro delle indagini c'è la società 'Acca Srl' di Seano, attiva nel settore della logistica e del facchinaggio. E' una delle tre aziende bersaglio dei plichi esplosivi recapitati e fatti scoppiare in simultanea il 16 febbraio scorso nel contesto di uno scontro tra imprenditori cinesi - la cosiddetta 'guerra delle grucce' - che ha assunto dimensioni criminali su scala internazionale. Quando nel 2023 alcuni lavoratori aderirono al sindacato Sudd Cobas (all'epoca era Si Cobas) per chiedere il rispetto del contratto nazionale, le loro richieste avevano in parte avuto esito positivo ma poi, ha ricostruito la procura, chi aveva aderito al sindacato diventò bersaglio di minacce e aggressioni.
   

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