Assolti "perché il fatto non sussiste", dal tribunale di Macerata la società Orim, azienda del settore del trattamento, smaltimento e riciclaggio di rifiuti industriali, e il suo titolare l'ingegner Alfredo Mancini nel processo per l'incendio divampato nell'azienda il 6 luglio del 2018.
Le accuse a carico de Mancini, ricorda Orim in una nota, riguardavano in particolare l'ipotesi che l'incendio fosse stato causato, o comunque aggravato nella sua portata distruttiva, da presunte violazioni delle autorizzazioni in materia ambientale e antincendio. Secondo i consulenti della Procura, la presenza di sostanze pericolose e liquidi infiammabili avrebbe superato i limiti previsti dal certificato di prevenzione incendi, tesi sostenuta anche dai Vigili del Fuoco.
A partire da queste presunte violazioni, l'accusa attribuiva alla Orim anche la responsabilità dell'inquinamento della falda acquifera e del fiume, che risultarono alterati - seppur in misura contenuta - a causa del dilavamento provocato dalle acque utilizzate per le operazioni di spegnimento. All'esito di un lungo e articolato dibattimento durato anni, il giudice Andrea Belli ha assolto l'azienda e il titolare con la formula più ampia.
Secondo il Giudice, fa sapere l'azienda, "non vi è stata alcuna violazione da parte di Orim rispetto alle autorizzazioni ambientali o alle norme che regolano l'attività di trattamento dei rifiuti pericolosi". L'istruttoria "ha evidenziato l'impeccabile organizzazione aziendale, che ha sempre operato nel pieno rispetto delle complesse normative del settore". I consulenti della difesa, "hanno dimostrato in maniera chiara e puntuale l'infondatezza delle accuse, confermando l'assenza di qualunque carenza nel controllo interno sulla gestione dei rifiuti, sulla natura delle sostanze trattate e sui relativi quantitativi".
"Esclusa ogni responsabilità della Orim nella gestione delle operazioni di spegnimento dell'incendio, affidate interamente ai vigili del fuoco. Questi ultimi - ricorda Orim - hanno operato in autonomia, scegliendo materiali estinguenti ritenuti idonei, ma sui quali si è sviluppato un ampio confronto tecnico in dibattimento, nel corso del quale la difesa della Orim ha evidenziato scelte discutibili dal punto di vista tecnico".
L'istruttoria, osserva Orim, "ha chiarito anche l'assenza di responsabilità dell'azienda e del suo legale rappresentante in relazione all'inquinamento del fiume e della falda, al presunto superamento delle soglie di rifiuti infiammabili, alle difformità antincendio e al supposto superamento della soglia Seveso, ipotizzato come fattore di maggiore propagazione dell'incendio".
Cadute anche le accuse di mancata adozione di un modello organizzativo ai sensi del D.Lgs. 231/2001, che secondo l'originaria impostazione dell'accusa avrebbe dovuto prevenire i fatti contestati.
La Orim "desidera esprimere un sentito ringraziamento agli avvocati Paolo Giustozzi, Nicola Perfetti e Donatello Prete, per la straordinaria professionalità, il rigore e la competenza che hanno permesso di dimostrare l'infondatezza delle accuse e di giungere a una sentenza limpida e liberatoria. La decisione del Tribunale restituisce finalmente serenità e verità, confermando l'integrità e la correttezza dell'operato dell'ingegner Alfredo Mancini e dell'intera organizzazione Orim".
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