A quattro giorni dall'omicidio di Giulia Tramontano, Alessandro Impagnatiello era "assolutamente collaborante e anche freddo".
A descriverlo così è il comandante
della sesta sezione del Nucleo investigativo dei carabinieri di
Milano, Gianluca Bellotti, testimone oggi al processo a carico
dell'ex barman davanti alla Corte di Assise di Milano.
Il 31 maggio 2023, poche ore prima del rinvenimento del
corpo della 29enne incinta di sette mesi, Impagnatiello "è
venuto nel nostro ufficio e ci ha consegnato il telefono, era
molto disponibile anche alle nostre richieste del pin e delle
password.
Si è mostrato freddo, non agitato". Uno stato d'animo
che avrebbe mantenuto, secondo la testimonianza, anche quando
gli è stata notificata l'informazione di garanzia, per
cominciare "a vacillare" soltanto qualche ora dopo.
Rispondendo alle domande del pm Alessia Menegazzo, Bellotti
ha poi aggiunto che intorno alle 20 dello stesso giorno
Impagnatiello ha avuto "quasi un piccolo crollo, come se avesse
capito che noi eravamo a conoscenza di tutta la realtà. Quella
freddezza, quella serenità e quella calma che lo avevano
contraddistinto, hanno vacillato".
Giulia è stata uccisa lo scorso 27 maggio nell'abitazione
della coppia a Senago nel Milanese, dopo aver scoperto della
relazione parallela del fidanzato con una collega di lavoro. Il
giorno seguente, lo stesso impagnatiello ne aveva denunciato la
scomparsa, simulando un allontanamento volontario.
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