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La gestione globale per le pandemie, i Paesi dell'Oms trovano l'accordo

La gestione globale per le pandemie, i Paesi dell'Oms trovano l'accordo

Martedì il via libera finale. Rezza: "Piano cruciale, ma con criticità"

12 aprile 2025, 18:57

di Manuela Correra

ANSACheck
Oms,  'accordo di principio su gestione pandemie future ' © ANSA/AFP

Oms, 'accordo di principio su gestione pandemie future ' © ANSA/AFP

Dopo tre anni di confronto ed un'ultima sessione di trattative durata quasi 24 ore, gli stati membri dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) hanno raggiunto un 'accordo di principio' sul Piano globale per la gestione delle future pandemie. Si tratta di un 'accordo di massima': i delegati si riuniranno infatti martedì a Ginevra per perfezionare il testo e dare la loro approvazione definitiva, mentre il testo finale dovrà comunque essere adottato dai paesi membri durante l'Assemblea mondiale della sanità che si terrà a maggio.

Un risultato importante per il Direttore Generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus e per il presidente francese Manuel Macron, anche se sul tappeto, secondo vari esperti, restano ancora importanti criticità da sciogliere. Macron si è subito detto soddisfatto di questa "decisione cruciale" su X. "Con l'accordo di principio per un trattato pandemico, la comunità internazionale si doterà di un nuovo sistema per proteggerci meglio. Più veloce, più efficiente, più unito e più resiliente", ha scritto.

"Questo è un ottimo segnale. Siete parte di una storia incredibile in divenire", ha dichiarato Ghebreyesus. Restano tuttavia dei nodi cruciali. Uno dei principali punti di contesa durante il confronto di venerdì è stato infatti il paragrafo 11 del testo di 30 pagine, che definisce il trasferimento di tecnologie per la produzione di prodotti sanitari correlati alle pandemie - come farmaci, test e vaccini - in particolare a beneficio dei Paesi in via di sviluppo, hanno riferito diverse fonti all'AFP.

I paesi latinoamericani stanno spingendo affinché questo trasferimento venga facilitato. La questione era stata al centro delle proteste dei Paesi più poveri durante la pandemia di Covid-19, quando videro i Paesi ricchi accumulare dosi di vaccino e altri test. Diverse nazioni in cui l'industria farmaceutica è un attore economico importante si oppongono tuttavia all'idea dei trasferimenti obbligatori di tecnologie e insistono sulla loro natura volontaria. Un aspetto critico, questo, anche secondo Gianni Rezza, professore di Igiene e sanità all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e già direttore Prevenzione del ministero della Salute durante la pandemia di Covid-19.

"Intanto bisogna aspettare la firma definitiva dell'accordo, che non è scontata, ma comunque ci sono delle criticità importanti per le visioni divergenti tra paesi più industrializzati e paesi più poveri di risorse - afferma all'ANSA -. A parte gli articoli che riguardano principi anche di buon senso, come la necessità di migliorare i sistemi di sorveglianza, di ridurre l'impatto durante le pandemie e di rafforzare il concetto di One health, il punto critico riguarda il rapporto tra Paesi più ricchi e Paesi poveri". Da una parte, chiarisce, "si chiede infatti a questi ultimi di migliorare i sistemi di sorveglianza e di condivisione di materiale biologico poichè gran parte delle epidemie proviene da tali aree, dall'altra bisogna gestire la richiesta da parte di questi stessi paesi più in difficoltà di mettere a disposizione quote di farmaci e vaccini, e su questo punto ci potrà essere un braccio di ferro oppure il raggiungimento di un compromesso". "Penso - rileva - che ancora un accordo nero su bianco su tale nodo non ci sia". Il raggiungimento di un accordo globale "è però importante perchè - conclude l'esperto - tende a migliorare la possibilità di identificare precocemente epidemie o microrganismi a potenziale pandemico. Ma la sua attuazione pratica è tutt'altra cosa".

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