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ANSAcom - In collaborazione con ANIEF
Quasi un milione di donne che lavorano nella scuola italiana, ma con pochissime possibilità di carriera, con problemi nella mobilità, con retribuzioni non all'altezza del titolo di studio, troppo precariato e con un rischio di burnout che non viene però riconosciuto: servono risorse e un più generale riconoscimento del ruolo femminile nel comparto dell'istruzione. Sono i temi al centro dell'azione dell'Anief, l'associazione professionale e sindacale che rappresenta tutte le professionalita dell'istruzione dell'università e della ricerca, di ruolo e precarie. Temi approfonditi stamattina nel corso del dibattito 'La donna e il lavoro nella pubblica amministrazione in Italia e in UE' nella Sala delle Bandiere dello Spazio Europa di via IV Novembre a Roma, organizzato dalla Confederazione europea dei sindacati indipendenti (Cesi) in collaborazione con la stessa Anief, la Csa e la Cisal.
A rappresentare Anief il presidente Marcello Pacifico, che è anche presidente dell'Accademia Cesi, e la segretaria generale Chiara Cozzetto. Al convegno hanno preso parte anche il capo dell'ufficio di Collegamento del Parlamento Europeo a Roma Carlo Corazza e il provveditore di Roma Danilo Vicca. "Oggi si parla di donna sulle cronache purtroppo in particolare per gli episodi di violenza - ha detto Pacifico - ma bisogna fare il punto sul trattamento lavorativo, sullo stipendio, sulle opportunità, bisogna capire che c'è qualcosa da cambiare, una certa 'cultura' che non è cultura ma bestialità che poi porta ad atti di violenza. Dobbiamo educare all'affettività? Giusto, ma con quali risorse e in quali ore? Servono risorse e organico". "Bisogna educare nelle scuole alla convivenza civile, al rispetto, alla cooperazione - ha affermato Cozzetto - Bisogna educare a essere cittadini del mondo, a non avere pregiudizi nei confronti di determinate categorie ma lavorare insieme su una strada comune".
ANSAcom - In collaborazione con ANIEF
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