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Il Vinitaly nell'anno dei dazi, corposa la delegazione di operatori Usa

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Il Vinitaly nell'anno dei dazi, corposa la delegazione di operatori Usa

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In collaborazione con VERONAFIERE SPA

Salone del vino fa ancora numeri da record, 18 padiglioni e 140 Paesi 

VERONA, 06 aprile 2025, 17:32

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Il Vinitaly alla prova-dazi, molti gli operatori dagli Usa - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Vinitaly alla prova-dazi, molti gli operatori dagli Usa - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Vinitaly alla prova-dazi, molti gli operatori dagli Usa - RIPRODUZIONE RISERVATA

ANSAcom - In collaborazione con VERONAFIERE SPA

E un Vinitaly più che mai segnato dall'attualità politico-economica quello che si è aperto oggi a Verona, 57/A edizione. Un salone che continua a macinare numeri da record: sono presenti 4.000 aziende espositrici all’interno di 18 padiglioni e vi sono buyer in arrivo da 140 Paesi. Con un valore complessivo di 45 miliardi di euro di euro tra impatto diretto e indiretto, ed esportazioni pari a 8,1 miliardi di euro, quello vitivinicolo si conferma un  comparto strategico per l’economia del Paese, dando lavoro a quasi un milione di persone; un settore che  incide per l’1,1% sul Pil.    Un Vinitaly 2025 che coincide con un momento di incertezza sui mercati internazionali, a pochi giorni dal varo dei dazi introdotti dal presidente americano Donald Trump, che proiettano preoccupazioni sull’export del vino italiano. Tuttavia, nonostante la nuova imposta, resta alta la fiducia dei buyer dagli Stati Uniti, che a Verona hanno raggiunto quota 3.000 presenze, in linea con i numeri della precedente edizione. Delegazioni consistenti arrivano anche da Canada, Cina, Regno Unito, Brasile, India, Singapore, Giappone e Corea del Sud, mentre in ambito europeo spiccano Germania, Svizzera, Nord Europa e area balcanica.   “Sarà un grande Vinitaly per questi numeri, soprattutto una presenza istituzionale in questo momento - ha sottolineato il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo -, solo oggi 4 ministri e domani due Commissari europei – all’agricoltura e alla salute – saranno a Verona per presentare il pacchetto vini Ue. Un provvedimento – ha aggiunto – che è già stato accolto dalle associazioni di categoria in modo positivo, perché va incontro alle richieste del mondo del vino e vitivinicolo”.    Al taglio del nastro sono intervenuti quattro ministri del governo Meloni:  Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy), Alessandro Giuli (Cultura), Luca Ciriani (Rapporti con il Parlamento) e Francesco Lollobrigida, titolare del ministero dell’agricoltura e della Sovranità alimentare, che ha sottolineato il ruolo cruciale che riveste la rassegna veronese: “Il mondo del vino - ha detto Lollobrigida - ha raggiunto, dal punto di vista dell’export, risultati importanti mai ottenuti prima e voglio ringraziare il settore, che in questi anni ha sostenuto il nostro export”. Lollobrigida ha spiegato che “negli ultimi anni abbiamo lavorato intensamente con le istituzioni (ministeri, ambasciate, Ice e camere di commercio internazionali) per ampliare le attività di promozione a supporto della competitività del settore. Oggi Vinitaly rappresenta l’aggregatore naturale del vino italiano sui principali mercati target, un posizionamento che intendiamo rafforzare ulteriormente, mettendo a disposizione della politica e delle imprese tutto il nostro know-how per sostenerle nelle sfide derivanti dall’attuale scenario complesso, tracciando anche nuove rotte di sviluppo”.    “Il nostro sentimento – ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso – è la consapevolezza di avere a che fare con un prodotto straordinario, di grande qualità ed eccellenza, a cui anche i consumatori e i cittadini americani non vogliono assolutamente rinunciare e non rinunceranno”. “Come dimostrano i dati, l’Italia è più capace, le imprese italiane sono più capaci a resistere delle imprese di altri paesi e in modo flessibile e dinamico a orientarsi verso i paesi più aperti a nuove dinamiche” ha concluso Urso. E il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha sciorinato le cifre del sistema-vino nel territorio: “Non è un caso che Vinitaly sia in Veneto, noi abbiamo 103mila ettari a coltivazione, quasi 12 milioni di ettolitri, e ricordiamo che Vinitaly ci permette di parlare con gli 80mila operatori del settore. Va sottolineato che la produzione del Veneto è pari al 37% dell’export nazionale ed il valore è di circa 2,9 miliardi di euro, di cui 600 milioni vanno negli stati Uniti e sono in continua crescita. Poi è ovvio che siamo preoccupati”.  L’internazionalità resta infatti uno dei pilastri di Vinitaly: il piano di incoming di Veronafiere, realizzato in collaborazione con Agenzia ICE, ha selezionato, invitato e ospitato 1.200 top buyer da 71 Paesi, parte del più vasto contingente degli oltre 30mila operatori stranieri attesi dall’estero da 140 nazioni che si accrediteranno nelle quattro giornate di fiera. “Tutti i nostri operatori, visitatori ed espositori – ha affermato il direttore generale di Veronafiere, Adolfo Rebughini _ sono qui con grande curiosità e ottimismo. C’è un po’ di incertezza, ma dai dati che misuriamo anche con il nostro Osservatorio e dalla presenza dei buyer la situazione è anche il lieve miglioramento”.

 

ANSAcom - In collaborazione con VERONAFIERE SPA

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