"La situazione nell'area di Goma
sta degenerando e il numero di vittime deli scontri rischia di
raddoppiare in pochi giorni". Rientrato da poco da un'ennesima
missione umanitaria in Congo, il prof. Francesco Barone,
docente di Pedagogia della cooperazione sociale e internazionale
all'Università dell'Aquila e responsabile della onlus Help Senza
Confini, continua a ricevere messaggi molto delicati da parte
dei collaboratori della sua onlus che operano nel Nord Kivu.
"Mi scrivono che gli scontri hanno provocato un numero enorme
di morti - dice Barone all'ANSA - si teme che nel giro di poco
si raggiungano le 2mila vittime. I corpi giacciono abbandonati
per strada, in avanzato stato di decomposizione. Ci sono
continui saccheggi e sabotaggi da parte del gruppo M23".
"I miei collaboratori scrivono anche - prosegue Barone - che
i ribelli sono in procinto di forzare le porte delle istituzioni
( il palazzo di giustizia, le scuole, i depositi e i magazzini
commerciali). La preoccupazione è che la fame si accentui e
provochi altre vittime, in un contesto in cui non esistono
corridoi umanitari".
Dallo scambio di messaggi con l'associazione Help Senza
Confini Onlus si evince che "al momento le organizzazioni
umanitarie non possono intervenire a causa dell'insicurezza e
che la situazione accentua il rischio di epidemie dovuto alle
macerie e alla mancanza di soccorsi".
Di qui il rinnovato appello da parte di Help Senza Confini
alla comunità internazionale affinché si riesca a mettere fine a
una guerra che dura da oltre 30 anni, ha causato 15 milioni di
morti, 500.000 donne stuprate e sofferenze incalcolabili.
"Il nostro lavoro - conclude Barone - è quello di cooperare
per una pace definitiva nella Repubblica Democratica del Congo".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA