Sono stati depositati oggi a
Venezia i ricorsi in l'Appello sul cosiddetto 'processo Eraclea,
che vide la condanna in primo grado di una trentina di persone
(46 gli imputati) ritenute vicine al clan dei Casalesi. La
sentenza di 3.188 pagine, collegio presieduto da Stefano
Manduzio, aveva però escluso l'aggravante dell'associazione
mafiosa, ma anche estorsioni e illegalità legate ad attività
economiche e politiche del comune di Eraclea (Venezia). Da qui
l'appello presentato dai Pm Roberto Terzo e Francesca
Baccaglini, e dalla Regione Veneto, parte civile nel
procedimento. Secondo i giudici del primo grado non sarebbe
stata ravvisabile l'associazione mafiosa perché i singoli
imputati avrebbero agito secondo iniziativa individuale, senza
uno stretto legame di metodo tra loro e collegamenti con i clan.
La corte veneziana aveva inflitto, tra gli imputati
principali, 26 anni di carcere a Luciano Donadio, di Casal di
Principe, presunto capo del gruppo; 19 anni a Raffaele Buonanno,
di San Cipriano d'Aversa, 14 ad per Antonio Buonanno di San
Cipriano d'Aversa; 5 anni e 8 mesi ad Adriano Donadio, figlio di
Luciano. Tra gli assolti, c'era l'ex sindaco di Eraclea, Mirco
Mestre, che con il ricorso potrebbe ritornare a giudizio. Per la
Procura le prove fornite, a cominciare da intercettazioni ed
intimidazioni con riferimento ai Casalesi, inserite nelle 190
pagina di appello, potrebbero rimettere in gioco in secondo
grado l'associazione mafiosa.
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