"È stato un grande comunicatore,
un comunicatore creativo": a dirlo all'ANSA è fra Giulio
Cesareo, direttore dell'Ufficio comunicazioni del Sacro convento
di Assisi, che ricorda così Papa Francesco. "Per essere
comunicatori servono due grandi caratteristiche: saper ascoltare
e saper parlare alle persone del nostro tempo", spiega.
"Papa Francesco - ricorda fra Giulio - è stato un maestro
in questo: ha saputo ascoltare le grida e le speranze del nostro
tempo, ha saputo entrare in relazione. Non si può comunicare
senza ascoltare. Altrimenti si è solo dei megafoni".
Il religioso ricorda alcuni slogan rimasti nel cuore delle
persone, come "la guerra mondiale a pezzi" o "andare nelle
periferie". "Non erano solo frasi ad effetto - dice - ma
espressione di un bisogno, di un desiderio che ci riguardava
tutti".
Parlando da Assisi, la città di San Francesco, fra Giulio
riflette sul legame profondo tra il Papa e il Poverello: "Tra i
suoi tanti doni, Papa Francesco ha avuto quello di farci
riscoprire che San Francesco è ancora oggi una fonte di
ispirazione straordinaria". "La sua rivoluzione? Quella del
Vangelo - dice ancora fra Giulio -. La stessa di Francesco:
credere che siamo tutti fratelli e sorelle, e che questa
fratellanza può diventare realtà".
E il segno più forte di questo legame è proprio ad Assisi:
"Ha scelto di firmare qui l'enciclica Fratelli tutti, nella
Basilica, per dire che Francesco è ispiratore di nuove
relazioni", ricorda. "Anche nel suo ultimo messaggio Urbi et
Orbi - conclude fra Giulio - ha richiamato l'importanza di un
mondo più unito. Credo che questo sia un lascito di
straordinaria attualità".
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