"Quella costruita dal
Pontefice, nei suoi viaggi, nei suoi incontri e nell'attività
diplomatica della Chiesa, è una 'geopolitica della misericordia'
che, lungi dal rappresentare una debolezza, si trasforma al
contrario in un motivo di forza e autorevolezza". Lo sottolinea
don Aldo Buonaiuto, fondatore della testata online In Terris e
sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII, commentando le
parole pronunciate da Papa Francesco ieri durante l'udienza al
Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
"La pace proposta dal Pontefice è simile alla speranza di cui
parla il poeta Charles Péguy. Ossia è come un fiore fragile che
cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza. Al
contrario la ricerca del potere ad ogni costo porta ad abusi e
ingiustizie", scrive ancora il sacerdote. La politica deve
essere dunque "un veicolo fondamentale per costruire la
cittadinanza e le opere dell'uomo".
"L'amore è l'unico antidoto al veleno della guerra", prosegue
don Buonaiuto sottolineando che "a suscitare sconcerto e
preoccupazione è soprattutto la condizione dei bambini che
vivono nelle zone di conflitto".
"La pace, quindi, è una conversione del cuore e dell'anima.
Perciò il Papa indica tre dimensioni indissociabili della pace
interiore e comunitaria. Ossia la pace con se stessi che rifiuta
l'intransigenza, la collera e l'impazienza", "la pace con
l'altro, cioè il familiare, l'amico, lo straniero, il povero, il
sofferente, attraverso l'incontro e l'ascolto del messaggio che
porta con sé", "la pace con il creato mediante la riscoperta
della grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che
spetta a ciascun abitante del mondo", conclude il sacerdote
della Giovanni XXIII.
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