Una diplomazia, quella
della Santa Sede, fortemente impegnata per porre fine ai
"conflitti in atto": dall'Ucraina alla Palestina, a Israele,
all'Azerbaigian, al Myanmar, all'Etiopia, al Sudan, allo Yemen.
Così l'ha descritta in una lectio magistralis tenuta ad Aquileia
l'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i
Rapporti con gli Stati.
Il presule ha chiarito che la Santa Sede "si mobilita sempre
come soggetto super partes", cercando di "unire idee divergenti,
posizioni politiche contrapposte, visioni religiose" e
"ideologie differenti", promuove la pace nel "rispetto delle
norme internazionali" e dei diritti umani fondamentali e "si
attiva sul piano umanitario", ad esempio "per facilitare il
rimpatrio dei bambini ucraini e lo scambio dei prigionieri di
guerra tra Russia e Ucraina così come per favorire la
liberazione degli ostaggi israeliani nella Striscia di Gaza".
Gallagher - riferisce Vatican News - ha rivolto lo sguardo
"all'attuale contesto internazionale", dove "di fronte alla
violenza e al dilagante ricorso alle armi come strumento di
soluzione delle controversie, le diplomazie arrancano
nell'assolvere al proprio tradizionale compito di mediazione",
spesso relazionandosi ai fatti, ma senza aver lavorato alle
cause o a quelle "situazioni culturali, sociali, etniche e
religiose" che generano conflitti.
In tale scenario, "la diplomazia del Papa, pur presentandosi
come una realtà strutturata secondo le norme del diritto
internazionale, agisce come una forza morale priva di ambizioni
geopolitiche, attenta a non assecondare interessi di parte", ha
spiegato l'arcivescovo, e comunque non indifferente "alle attese
e alle esigenze concrete delle persone, al grido disperato dei
fragili e degli scartati", di cui si fa "voce ed eco".
Interesse della Santa Sede, dunque, è accompagnare quanti
anelano alla pace e cercano la riconciliazione, per questo "le
cifre distintive dello spirito di Aquileia" si ritrovano
"nell'attitudine del diplomatico pontificio a favorire il
dialogo con tutti", ha sottolineato il segretario per i Rapporti
con gli Stati, "compresi quegli interlocutori considerati
scomodi o non legittimati a negoziare", o nella sua propensione
a usare fino allo stremo l'umiltà e la pazienza per sciogliere
nodi apparentemente inestricabili".
L'attività diplomatica della Santa Sede, in pratica, da una
parte, "interviene per assicurare la libertà della Chiesa,
dall'altra", ha proseguito Gallagher, "si propone di collaborare
con gli Stati e le Organizzazioni internazionali alla soluzione
dei grandi problemi dell'umanità" operando per la salvaguardia
dei diritti fondamentali dell'uomo e "per l'affermazione dei
valori morali e sociali più alti".
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