Di Aisha non si sa nulla.
Sedici anni d'età, di origine beduina, musulmana con passaporto israeliano.
Il 7 ottobre aveva seguito al lavoro,
insieme ai due fratelli Hamza e Bilal, suo padre Youssef.
Youssef ogni mattina lasciava Rahat, la città beduina del Negev
dove viveva, per andare a lavorare nella fattoria di Holit.
Quella mattina aveva portato con sé i tre figli: tutti e quattro
sono stati rapiti dai terroristi di Hamas mentre mungevano le
mucche. Non sono gli unici beduini rapiti. "C'è preoccupazione
per Aisha, perché in queste ore il rilascio degli ostaggi ha
dato precedenza tra gli altri a giovani ragazze, ma Aisha non vi
è stata inclusa. Il timore è che Hamas cerchi di nascondere
all'opinione pubblica palestinese di essersi resa responsabile
del rapimento anche di musulmani". A raccontare la storia della
sedicenne è l'Osservatore Romano.
Se di molti ostaggi non si conosce la sorte, "nel caso di
Aisha e dei suoi familiari prevale l'ipotesi che la mancanza di
informazioni sia dovuta all' imbarazzo di Hamas ad ammettere di
aver rapito dei musulmani", scrive ancora il giornale vaticano.
Sono circa 220.000 i beduini che vivono in Israele, la maggior
parte nella zona desertica del Negev, ma anche nel nord tra la
Galilea e la valle di Jezreel, e piccole comunità anche in
Giudea, lungo la strada che da Gerusalemme porta a Gerico. La
maggior parte di loro ha la cittadinanza israeliana.
Il caso della giovane Aisha è stato richiamato all'attenzione
anche dall'ambasciatore di Israele in Azerbaigian George Deek,
diplomatico israeliano di religione cristiana: "È evidente che
Aisha, a differenza di altri bambini e ragazzine, non viene
rilasciata da Hamas perché si vergognano ad ammettere di aver
rapito anche musulmani", dichiara l'ambasciatore.
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