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>>>ANSA/Chiesti 7 anni e 3 mesi di carcere per il card.Becciu

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Le conclusioni dell'accusa, in tutto 73 anni per i 10 imputati

CITTÀ DEL VATICANO, 26 luglio 2023, 18:13

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Fausto Gasparroni) Il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, snocciola le sue conclusioni al processo sul palazzo di Londra e sugli altri presunti illeciti con i fondi della Segreteria di Stato. E sono richieste pesanti. Spicca fra tutte quella di sette anni e tre mesi di reclusione per il cardinale Angelo Becciu - accusato di peculato, abuso d'ufficio e subornazione di testimone - per il quale il pg chiede anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, una multa di poco più di 10 mila euro e la confisca di 14 milioni di euro. Ed è la prima volta che in Vaticano accade che si chieda una condanna detentiva per un porporato - per quanto privato dal Papa delle prerogative del cardinalato -, con le relative pene accessorie e per di più in un Tribunale composto da laici.
    Alla sesta e ultima giornata della requisitoria dell'accusa - la 67/a dall'inizio del dibattimento in aula - Diddi riserva conclusioni severe, oltre che per Becciu, anche per gli altri nove imputati del processo, per un totale complessivo di 73 anni e un mese di reclusione: tre anni e otto mesi per René Brulhart, ex presidente Aif (l'autorità anti-riciclaggio vaticana); cinque anni e quattro mesi per mons. Mauro Carlino, ex dell'Ufficio amministrativo; nove anni e nove mesi per il consulente finanziario Enrico Crasso; quattro anni e tre mesi per Tommaso Di Ruzza, ex direttore Aif; quattro anni e otto mesi per la sedicente "analista geopolitica" Cecilia Marogna; undici anni e cinque mesi per il broker Raffaele Mincione; sei anni per l'avvocato Nicola Squillace; 13 anni e tre mesi, la richiesta più alta, per l'altro ex funzionario dell'Ufficio amministrativo Fabrizio Tirabassi; sette anni e sei mesi per l'altro broker Gianluigi Torzi.
    I reati di cui devono rispondere vanno, a vario titolo, dall'abuso d'ufficio al peculato, dall'estorsione alla corruzione, dalla truffa all'appropriazione indebita, fino al riciclaggio e all'auto-riciclaggio. Anche per tutti gli altri, pene pecuniarie, interdittive e confische (fanno spicco quelle per oltre 172 milioni di euro per Mincione e quasi 100 milioni per Tirabassi). Ugualmente sanzioni pecuniarie, interdittive e confische anche per le quattro società coinvolte, quella di Cecilia Marogna e le tre di Enrico Crasso.
    Il promotore di giustizia ha quindi tradotto così, nei capi d'accusa e nelle relative richieste di condanna, la sua visione sui fondi della Segreteria di Stato, che dovrebbero servire ad opere di carità o al mantenimento della Curia, e comunque andrebbero amministrati "con parsimonia", usati invece impropriamente e illecitamente in spericolate operazioni finanziarie "altamente speculative", o destinati a finanziamenti come quelli alla cooperativa sarda Spes del fratello di Becciu, o all'asserita mediatrice in rapimenti di religiosi Marogna, che li ha spesi invece in acquisti personali, voluttuari e in lussuosi resort.
    Nel caso di Becciu, tra l'altro, Diddi ha spiegato che il calcolo della pena è stato meno indulgente rispetto agli altri, a causa dell'atteggiamento processuale non collaborativo, di radicale opposizione e tentata delegittimazione verso l'operato dei magistrati. "Sulla base di teoremi clamorosamente smentiti in dibattimento, il promotore di giustizia ha continuato a sostenere una tesi sganciata dalle prove - dichiarano i legali del cardinale, Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione - Quanto alle richieste, neanche un giorno sarebbe una pena giusta. Solo il riconoscimento dell'assoluta innocenza e l'assoluzione piena rispecchiano quanto accertato in modo chiarissimo. Il cardinale è stato sempre un fedele servitore della Chiesa ed ha sofferto in silenzio, difendendosi nel processo e partecipando attivamente alle udienze. Sottoponendosi per diverse giornate ad estenuanti interrogatori ha chiarito ogni equivoco, dimostrando assoluta buona fede e correttezza".
    Ora il processo si ferma per la pausa estiva. Riprenderà il 27 settembre con tre udienze consecutive riservate alle parti civili. Poi, dal 5 ottobre al 6 dicembre ce ne saranno 15 dedicate alle difese. In seguito, presumibilmente prima di Natale, la sentenza, a circa due anni e mezzo dall'inizio del processo.
   

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