(di Fausto Gasparroni)
Si allungano i tempi
del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato
vaticano, che si spezza in due o più tronconi, mentre per una
parte degli imputati e dei reati contestati i rinvii a giudizio
sono sostanzialmente azzerati. Sono le clamorose conseguenze
dell'ordinanza letta oggi in aula nella terza udienza - durata
appena un quarto d'ora, presente tra i dieci imputati il solo
card. Angelo Becciu - dal presidente del Tribunale Giuseppe
Pignatone, che ha disposto la parziale restituzione all'Ufficio
del promotore di giustizia degli atti, limitatamente a una parte
degli imputati e dei reati loro contestati, e che entro il 3
novembre si proceda al deposito degli atti ancora mancanti, tra
cui le audio e video registrazioni del testimone-chiave mons.
Alberto Perlasca.
Il processo originato dalle indagini sull'acquisto del
Palazzo di Sloane Avenue a Londra, ed allargatosi ad altre
vicende, per come era stato impostato dagli inquirenti vaticani
conosce così, già al suo inizio, una pesante battuta d'arresto.
La restituzione degli atti all'Ufficio del promotore di
giustizia era stata chiesta nell'udienza di ieri dallo stesso Pg
aggiunto Alessandro Diddi, con l'intento di poter procedere agli
interrogatori preliminari degli imputati che non li avevano resi
durante la fase istruttoria. Le difese dei dieci imputati -
definendo "irricevibile" tale richiesta - avevano invece
insistito nel chiedere la nullità del decreto di citazione a
giudizio a causa sia dei mancati interrogatori preliminari sia
per l'ancora omesso deposito di atti del processo, tra cui i
video-interrogatori di Perlasca.
L'ordinanza di nove pagine letta stamane dispone in
particolare che vanno restituiti all'accusa gli atti riguardanti
mons. Mauro Carlino, Raffaele Mincione, Nicola Squillace e
Fabrizio Tirabassi per tutti i reati contestati, azzerando così,
di fatto, il loro rinvio a giudizio.
Ma tornano all'Ufficio del Pg anche gli atti relativi al
card. Becciu per i reati di subornazione di testimone e peculato
(restano in piedi quattro ipotesi di peculato e due di abuso
d'ufficio); a Enrico Crasso per un'ipotesi di peculato, una di
corruzione, cinque di truffa, una di falso e una di riciclaggio
(rimangono due ipotesi di peculato, due di corruzione, una di
truffa e una di estorsione); a Tommaso Di Ruzza per il reato di
peculato (restano in piedi sei ipotesi di abuso d'ufficio e una
di pubblicazione di documenti segreti).
Rimangono intoccate le posizioni personali di Cecilia Marogna
(peculato), di René Bruelhart (quattro presunti abusi d'ufficio)
e del finanziere anglo-molisano Gianluigi Torzi, anche se per
quest'ultimo è stato riconosciuto il legittimo impedimento
poiché soggetto a misura cautelare a Londra.
Per tutte le posizioni residue il processo va avanti, e
riprenderà nell'udienza fissata al 17 novembre. Per i rinvii a
giudizio interamente o parzialmente azzerati, invece, si dovrà
procedere agli interrogatori degli indagati, decidendo poi sulle
nuove basi, o per un nuovo rinvio a giudizio o per
l'archiviazione.
Per quanto riguarda infine l'omesso deposito degli atti da
parte dell'accusa, il Tribunale ha reiterato la precedente
disposizione, ordinando che entro il 3 novembre il promotore di
giustizia provveda al loro deposito, contemplando in particolare
gli audio e video-interrogatori di mons. Perlasca, i verbali
delle dichiarazioni, le intercettazioni, mentre per i supporti
informatici le parti possono chiedere di prenderne visione nei
locali dove sono tenuti sotto sequestro, ed eventualmente
richiederne copia.
Esultano i legali della difesa. Per l'avv. Fabio Viglione,
difensore di Becciu, la restituzione degli atti al promotore di
giustizia "è una bocciatura della metodologia utilizzata. Tutto
quello che abbiamo eccepito è stato accolto". In sostanza,
"parte del processo è regredita, non era matura per andare in
aula. Due capi d'accusa del cardinale non erano maturi per il
processo. E domani possono anche cadere". Ora Becciu "può
essere chiamato a interrogatorio e può rispondere - conclude il
legale -. Ma vogliamo vedere tutto, e sulla base di tutti gli
atti vedere come muoverci". Per l'avv. Giandomenico Caiazza
(difesa Mincione), "è un'ordinanza molto importante, che
accoglie nella sostanza praticamente tutte le censure che
abbiamo sollevato. Per Raffaele Mincione è conclamata
l'illegittimità della richiesta di rinvio a giudizio". Per gli
avvocati Massimo Bassi e Cataldo Intrieri, "il Tribunale
vaticano ha annullato il rinvio a giudizio del nostro assistito,
Fabrizio Tirabassi, dipendente del reparto amministrativo della
Segreteria di Stato, e di altri importanti e fondamentali
protagonisti della vicenda. Il clamoroso processo sulla vendita
dell'immobile di Sloane Square è di fatto azzerato e limitato ad
ipotesi di reato secondarie".
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