"E' necessario puntualizzare che le normative nazionale ed europea sui dispositivi di protezione individuale (Dpi) richiedono caratteristiche specifiche e omologazioni obbligatorie". Lo scrive in una nota l'azienda Usl della Valle d'Aosta, dopo i reclami di chi, volontariamente, nei giorni scorsi si era attivato per fornire camici e mascherine al personale sanitario. "Oggi sono deluso, amareggiato e anche un po' arrabbiato. Sono 36 ore che mi sono reso disponibile a creare dei camici da regalare all'ospedale di Aosta, in quanto sono in carenza. Volevo fare un'opera di bene, ma per questioni burocratiche siamo fermi", ha scritto nella serata di martedì 24 marzo in un post su facebook lo stilista aostano Fabio Porliod.
Con contatti da più di "100 persone e associazioni che volevano contribuire", molto "tessuto Tnt idrorepellente" già ricevuto in dono, "15 postazioni" allestite, aveva stimato di "poter donare circa 300 camici al giorno se ci permettessero di farlo. Ed ogni giorno che passa sono 300 camici persi". Per l'Usl, tuttavia, "l'assenza" delle omologazioni "non garantisce l'adeguata protezione al personale sanitario e può avere conseguenze dal punto di vista assicurativo per gli operatori che, utilizzando materiali non testati, non approvati, non garantiti e non certificati, dovessero incorrere in un 'infortunio biologico'.
L'acquisizione dei DPI eventualmente realizzati da aziende, ditte e soggetti terzi sarà comunque presa in considerazione e per tali azioni di generosità e solidarietà l'Usl ringrazia sentitamente".
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