Potrebbe arrivare nella tarda mattinata di oggi la sentenza del processo che a Perugia vede coinvolte una trentina di persone per la presunta manipolazione di concorsi banditi dall'Azienda ospedaliera di Perugia e dall'Usl Umbria 1.
I giudici del tribunale del capoluogo umbro
sono infatti entrati in camera di consiglio.
Tra gli imputati l'ex presidente della Regione Umbria,
Catiuscia Marini e l'allora sottosegretario all'Interno e
segretario regionale del Partito democratico Gianpiero Bocci,
entrambi presenti questa mattina in aula.
L'inchiesta nel 2019 portò alle dimissioni della presidente
della Regione Umbria.
Per lei i sostituti procuratori hanno
chiesto una condanna a due anni di reclusione e l'assoluzione
dall'accusa di associazione per delinquere.
Due anni e tre mesi, invece, la richiesta per Giampiero
Bocci, per il quale nella requisitoria i pm hanno chiesto
l'assoluzione dall'accusa di avere rivelato alcuni particolari
dell'indagine.
Resta l'accusa di associazione per delinquere, invece, per
Luca Barberini, ex assessore regionale alla sanità , per il
quale sono stati chiesti tre anni e quattro mesi.
Tra le altre richieste di condanna quella di un anno e
cinque mesi per Emilio
Duca, ex direttore generale dell'Azienda ospedaliera di Perugia.
Richiesta di assoluzione per l'accusa di peculato, invece,
per Maurizio Valorosi, ex direttore amministrativo dell'Azienda
ospedaliera di Perugia per il quale è stata chiesta la condanna
a quattro mesi per associazione per delinquere e che è stato
già stato condannato a due anni (pena sospesa) in seguito a un
patteggiamento.
Sette, invece, gli imputati per i quali la Procura di
Perugia ha chiesto l'assoluzione da ogni accusa.
Per i pubblici ministeri titolari dell'inchiesta, l'indagine
ha fatto emergere come nel tempo, da parte di alcuni degli
imputati, fosse stata creata "una vera e propria rete di sistema
attraverso cui condizionavano gran parte dei concorsi pubblici
gestiti gestiti dall'Azienda ospedaliera di Perugia e da altre
aziende sanitarie umbre, impartivano le direttive attraverso i
vertici aziendali di nomina politica, affinché i concorsi
pubblici venissero manipolati a favore dei candidati indicati da
loro stessi".
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