I fatti contestati a Gianpiero Bocci nell'inchiesta sui presunti concorsi della sanità manipolati a Perugia "non sono assolutamente andati come li racconta il pm" e "se anche questo fosse in tutto o in parte successo, nessuna condotta di reato sarebbe nondimeno ascrivibile" a lui.
E comunque "il volano della millanteria (oltre che un eccesso di zelo della polizia giudiziaria) è l'artefice delle accuse".
Lo ha sottolineato il difensore
dell'ex sottosegretario e segretario umbro del Partito
democratico, l'avvocato David Brunelli, nell'arringa tenuta nel
processo in corso nel capoluogo umbro. Sollecitando
l'assoluzione del suo assistito.
Il legale ha ricordato che il pm chiede la condanna di Bocci
per i capi da 11 a 18 della rubrica, relativi ai tre concorsi
riservati per le cosiddette categorie protette.
"Nell'elencazione e spiegazione delle prove a suo carico - ha
sostenuto Brunelli -, si evidenzia in modo esemplare la
pericolosità dell'impiego giudiziario spregiudicato del
'bestiario'. Cioè quella macchina deformante che collaziona
senza alcuna attenzione critica e senza che all'epoca dei fatti
venisse fatto alcun riscontro, un collage di conversazioni,
tratte da un coacervo sterminato, di cui le 16.690 pagine della
perizia trascrittiva non sono che un modesto spaccato. Esse
secondo il pm comporrebbero una narrazione univoca circa le
condotte tenute da Bocci. La disattenzione critica riguarda la
mancanza di controllo dell'effetto deformante generato dalle
millanterie, dalle bugie, dalle sceneggiate di cui certamente
abbiamo dato esempi acclarati".
Per il penalista nell'indagine "le ombre prendono corpo, le
menzogne diventano verità". "Le cose stanno così - ha aggiunto -
perché Tizio ha sentito Caio che lo diceva, e così via. Sarebbe
un effetto volano, se non fosse un tritacarne".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA