"La situazione del Covid in Umbria
va di pari passo con quella in Italia che vede un incremento
della circolazione del virus e come conseguenza anche del numero
dei pazienti ricoverati anche in rianimazione. Il tutto però
contenuto in una situazione non emergenziale e con quella negli
ospedali sotto controllo": è il quadro che traccia con l'ANSA la
professoressa Daniela Francisci, direttrice della struttura
complessa di Malattie infettive dell'Azienda ospedaliera di
Perugia. "È chiaro che novembre ha rappresentato un mese di
intensificazione della circolazione di un virus che è
respiratorio e quindi il numero dei casi segnalati è aumentato
in maniera consistente" aggiunge.
"Per altro questi numeri sottostimano di fatto la reale
circolazione del virus - ha detto Francisci - perché ormai non
c'è più un aggiornamento dei casi e perché la maggior parte
delle persone, avendo una forma lieve, o non fanno proprio
direttamente il tampone o lo fanno a casa da soli. Nella
stragrande maggioranza dei casi questi sono lievi e le persone
di buon senso stanno a casa fino a che sono sintomatiche".
"Dobbiamo inoltre ricordare - ha sottolineato la
professoressa - che nelle persone molto anziane e in quelle che
hanno co-patologie e quindi malattie croniche del fegato, del
cuore, del rene allora il virus mantiene una sua patologicita' e
quindi in questi casi si possono osservare forme più severe che
portano all'ospedalizzazione e nei casi più estremi anche alla
morte".
Quindi la professoressa Francisci evidenzia la necessità di
accelerare con le vaccinazioni: "Non per tutti ma per le persone
per le quali oggi SARS-cov-2 può rappresentare ancora un
pericolo". "Il dato nazionale - ha aggiunto - ci dice che le
persone che hanno più di 80 anni, che sono quelle massimamente a
rischio, sono vaccinate attorno al 7%. In Umbria siamo appena
sotto questa media che è bassissima e quindi ci vuole una forte
sensibilizzazione della popolazione perché è vero che il virus
ormai dà malattie prevalentemente lievi però è anche vero che le
persone molto anziane o con patologie continuano ad essere a
rischio di forme più gravi".
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