L'Umbria è tra le regioni posizionate in fondo alla classifica che vede l'Italia come fanalino di coda in Europa per i livelli di salute mentale della popolazione.
Rimettere quindi al centro, in Umbria, il tema della salute, e anche del benessere, mentale è l'obiettivo lanciato durante l'iniziativa promossa a Perugia dalla Funzione Pubblica (Fp) Cgil dell'Umbria.
Secondo gli ultimi dati, forniti nel corso dell'incontro che si è tenuto nella sala Brugnoli di Palazzo Cesaroni, i servizi pubblici per la salute mentale trattano quasi 15 mila utenti all'anno, con una chiara prevalenza del genere femminile.
Servizi che però, come denunciato, "vivono, ormai da anni, una fase di pericoloso e progressivo declino". Secondo quanto spiegato, ci si occupa "solo di emergenza e urgenza", con il personale dei centri di salute mentale "ridotto all'osso", mentre "si sta lasciando campo libero nella riabilitazione, nei ricoveri e nella presa in carico, alle strutture private pagate con i soldi pubblici perché convenzionate", come ha sottolineato Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil Medici e dirigenti sanitari. A suo avviso ci sono "servizi pubblici soppiantati da quelli privati, come in tutto il settore sanitario nazionale ma in psichiatria questo è ancora più grave". "Perché in realtà - ha poi affermato - la chiusura dei manicomi e dei luoghi contenitivi ha trovato sbocco poi in molte regioni, prima di tutto in Umbria e Lazio, nelle case di cura private che in realtà sono dei neo manicomi". “Oggi si parla tanto di assistenza territoriale, di prossimità, di presa in carico – ha aggiunto Filippi – ma il modello in Italia c’è già e lo abbiamo realizzato con la salute mentale, peccato che lo stanno smantellando colpendo al cuore il punto centrale dei servizi e cioè il personale, concentrando risorse esigue esclusivamente per l’emergenza trascurando tutto quello che dovrebbe prevenire. Ed i giovani in questo ci stanno dando un grande esempio, chiedendo risposte anche nelle scuole ai loro bisogni psicologici prima ancora della malattia”. Secondo Marco Grignani, direttore Dipartimento salute mentale Usl Umbria 1, il problema centrale “è stata la divaricazione tra le problematiche, aumentate enormemente con un 20-30% in più di sofferenza psichiatrica e psicologica, anche per il Covid, e la capacità di intervento, con carenza personale nelle strutture sanitarie pubbliche, anche qua con un 20-30% però in meno”. Ed in questo senso anche il nuovo Piano sanitario regionale, per la segretaria generale della Fp Cgil dell’Umbria Desirè Marchetti, “non prevede una specificità di interventi e investimenti nel settore e questo è un segnale di allarme che non possiamo non registrare”. Pure per Michele Vannini, il segretario nazionale Fp Cgil con delega alla sanità che ha concluso i lavori, quindi “c’è bisogno di investire assumendo professionisti e non far lavorare di più quelli che ci sono come sta facendo fare il governo”. “Questo proprio perché c’è una richiesta visto che è cresciuto il bisogno di benessere mentale oltre che di salute mentale” ha aggiunto. “In materia di servizio sanitario nazionale - ha concluso Vannini - la salute mentale è stato il settore su cui si è purtroppo tagliato di più in questi anni e la cosa paradossale è che la pandemia ha portato in evidenza come in realtà questa attività sia assolutamente fondamentale”.
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