Si è svolta questo pomeriggio in
piazza Duomo, ai piedi della Torre civica, la cerimonia di
scopertura di una targa commemorativa in ricordo della comunità
ebraica perseguitata e mandata a morte nel 1475 in seguito
all'accusa di aver ucciso un bambino passato alla storia come il
Simonino. L'iniziativa - precisa una nota del Comune di Trento -
è partita dalla sensibilità di un gruppo di cittadini e di
studiosi che hanno voluto riportare la vicenda all'attenzione
della città.
Erano presenti il sindaco Franco Ianeselli e Diego Quaglioni,
professore di Storia del diritto medievale e moderno
all'Università di Trento.
"Vado orgoglioso del fatto che questa pietra è posta dai
cittadini di Trento di oggi in memoria dei loro concittadini di
ieri. So che usare il termine cittadini nel 1400 è improprio, ma
di questo si tratta: di persone, famiglie, uomini e donne che
qui vivevano, lavoravano, avevano le proprie attività. Che oggi
l'Amministrazione, in rappresentanza di tutti i cittadini di
Trento, abbia ripensato alla propria storia, e anche ai propri
errori, è un aspetto che voglio sottolineare nel più ampio
contesto del Giorno della memoria. È un giorno nato per
ricordare gli errori commessi e che quest'anno cade nel mezzo di
proclami, annunci, simboli e retoriche che quei giorni bui e
terribili sembrano voler richiamare", ha sottolineato il sindaco
Franco Ianeselli.
"La posa di una pietra in ricordo di un momento
particolarmente tragico e significativo per la storia religiosa
e civile non solo di Trento, ma del mondo intero è un momento
importante - ha confermato anche il professor Diego Quaglioni,
tra i promotori della realizzazione della targa - È uno di quei
simboli che nelle nostre città difendono la storia. Fino ad oggi
non avevo mai pensato che la storia avesse bisogno di essere
protetta, pensavo piuttosto che fosse la storia a tutelare le
verità accertate dei fatti. Invece, ora come allora, si scopre
che la verità storica può essere fragile al pregiudizio e a me
qui spetta oggi ricordare il contributo degli storici e della
ricerca, delle fonti che ci insegnano a evitare che i
preconcetti abbiano il sopravvento. La memoria storica è il solo
antidoto che abbiamo, custodiamolo affinché non diventi solo una
frase nei libri di storia".
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