L'arte di Daniel Buren in mostra a
Pistoia con opere storiche e recenti e alcuni lavori
creati/ricreati appositamente. 'Fare, Disfare, Rifare. Lavori in
situ e situati 1968-2025', il titolo dell'esposizione in
programma dall'8 marzo al 27 luglio, realizzata da Fondazione
Pistoia musei con il sostegno di Fondazione Caript e in
collaborazione con Galleria Continua. I curatori sono Daniel
Buren e Monica Preti, direttrice di Fondazione Pistoia Musei.
Palazzo Buontalenti sarà il fulcro attorno cui ruoterà l'intera
esposizione, il percorso si estenderà poi in altre sedi di
Pistoia Musei e si collegherà idealmente agli interventi che
Buren ha realizzato nel territorio come la fontana Muri Fontane
a tre colori per un esagono (2005-2011) nel parco di Villa La
Magia a Quarrata e La Cabane Éclatée aux Quatre Salles (2005)
nella Collezione Gori - Fattoria di Celle a Santomato di
Pistoia.
L'esposizione propone una selezione di opere pittoriche
eseguite tra il 1965 e il 1967, due Cabane del 1985 e del
2000/2019, alcuni alto-rilievi e opere luminose recenti, una
sala dedicata ai disegni progettuali di lavori realizzati in
Toscana e lavori appositamente creati/ricreati per Pistoia
Musei. La mostra esplora come Buren trasforma gli spazi
architettonici attraverso l'uso delle forme, dei colori e dei
materiali, creando un dialogo continuo e indissolubile tra arte
e ambiente. La mostra si concentra, in particolare, sul legame
di Daniel Buren con l'Italia e la Toscana, presentando opere
realizzate nel nostro Paese che l'artista ha rivisitato e
ricreato. Con quest'idea, Buren mette in discussione e rielabora
il proprio lavoro, investendo di nuovi significati progetti
realizzati in Italia dal 1968 a oggi e invitando lo spettatore a
riflettere sulla trasformazione dell'arte nel tempo e nei
diversi contesti. La cifra distintiva dell'arte di Daniel Buren
è il motivo a strisce verticali alternate, bianche e colorate,
sempre larghe 8,7 centimetri, provenienti dal tessuto
industriale utilizzato dal 1965 per i suoi dipinti e ripreso
dall'artista dopo il 1967 in opere realizzate in contesti
urbani, in luoghi istituzionali e non dell'arte e della cultura.
Questo dispositivo visivo di rigorosa semplicità, è divenuto il
suo 'strumento visivo'. A partire dagli anni Ottanta, i suoi
lavori assumono una dimensione tridimensionale con materiali
come tessuti stampati, carta, vetro, specchio, legno, plexiglas,
etc. e sono realizzati in funzione del contesto che li ospita.
Buren definisce questa pratica 'in situ', un approccio che
rifiuta l'indipendenza delle opere, strettamente legate alle
caratteristiche fisiche (spazio, architettura, materiali) e
culturali (storia, tradizioni, comunità) dei luogi in cui egli
crea e colloca i suoi lavori.
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