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"Vendere i libri è un gesto di
civiltà e resistenza, oggi il rischio che sia spazzato via tutto
esiste. Si producono talmente tante cose nell'era del digitale
che non resta nulla. Quando apre una libreria la società è più
ricca": lo ha detto il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo che
ieri sera al Teatro Parioli di Roma ha ricevuto il Premio
Speciale Librai Italiani durante l'inaugurazione del XIX Corso
di Alta Formazione in gestione della Libreria 2025 organizzato
da Ali Associazione Librai Italiani Confcommercio e Sli - Scuola
Librai Italiani. Cazzullo, che ha ricevuto il riconoscimento per
il libro "Il Dio dei nostri padri. Il grande romanzo della
Bibbia" (HarperCollins) e che ha raccontato di aver "fatto il
libraio nell'estate della maturità nell'unica libreria di Alba,
la mia città", ha sottolineato che il premio ricevuto lo
"riempie di orgoglio perché i librai sono come i monaci
irlandesi che al buio e al freddo ricopiavano a mano i codici
latini e greci, salvando la civiltà occidentale". "Le case
editrici se la cavano bene, gli autori un po' meno, per le
librerie è dura", ha aggiunto il giornalista, "chiudono le
edicole, i giornali di carta stanno sparendo. Ma il libro
resiste. Ed è salvato secondo me anche dal senso del possesso,
perché ci piace dire che un libro è nostro. Gli editori italiani
fanno libri molto belli. Io non sono un dotto, non mi piace la
parola divulgatore: sono una persona che racconta storie. E
tengo molto al rapporto con i librai e con i lettori".
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