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La libertà, la schiettezza, il
coraggio che ne fanno "un'eroina romantica senza mezze misure",
ma anche "una femminista solitaria che va avanti per la sua
strada e allo stesso tempo apre anche un percorso per le altre
donne": sono le caratteristiche di Oriana Fallaci che Miriam
Leone ha amato di più nell'interpretare gli anni della
formazione della più influente e controversa giornalista
italiana del XX secolo, scomparsa nel 2006, nella fiction Miss
Fallaci, quattro serate dirette da Luca Ribuoli, Giacomo
Martelli e Alessandra Gonnella, in onda su Rai1 da martedì 18
febbraio e su RaiPlay anche in lingua originale. "È un
bellissimo romanzo di formazione che spero possa ispirare le
nuove generazioni, perché racconta la storia di una ragazza che
a 26 anni parte e va da sola alla conquista dell'America: una
storia di coraggio, ma anche di grande dolore, di sofferenza,
che insegna quanto sia importante nella vita scegliere anche le
persone che amiamo", racconta l'attrice incontrando la stampa a
Sanremo, a margine della sua partecipazione al festival come
co-conduttrice della serata di giovedì. "Miss Fallaci è Oriana
in America, dove la chiamavano proprio così e dove vivrà a
lungo, abitando a New York fino alla fine dei suoi giorni",
spiega Leone. Siamo negli anni '50 e Oriana Fallaci è ancora
conosciuta come 'la ragazza del cinema' e lavora come cronista
per L'Europeo. "Va a New York per cercare di intervistare
Marilyn Monroe, non ci riesce, e da questo grande fallimento
nasce l'articolo che la farà diventare una firma di peso. In
realtà voleva scrivere di politica, ma Oriana fa politica anche
quando parla di Hollywood, svela quello che c'è dietro quel
mondo dorato, apre gli occhi sulla verità anche a costo di
essere disturbante o provocatrice, sempre con grande
intelligenza, approfondimento, studio", sottolinea ancora Miriam
Leone. Prodotta da Paramount, Minerva Picture, in associazione
con Redstring, Miss Fallaci è anche il ritratto tagliente,
spesso crudo e ironico, di una società dominata da figure
maschili, e la storia della relazione intensa e tormentata che
la giornalista ebbe con il collega Alfredo Pieroni (interpretato
da Maurizio Lastrico), un legame carico di passione, di
insicurezze e paure, che alla fine trascinò Fallaci in una
spirale di autodistruzione. "Visse un amore tossico per un uomo
narcisista, ebbe una vita privata disastrosa, e quella era
un'epoca in cui una donna sicuramente non si poteva permettere
una carriera brillante e una vita felice, una sintesi che anche
oggi è molto difficile". Il racconto tocca anche il dramma
dell'aborto, che ispirò poi Lettera a un bambino mai nato:
"Mentre eravamo sul set a Sofia - racconta Leone - scoprii di
essere incinta di mio figlio Orlando, una condizione che ha
creato un legame particolare e intenso con il personaggio.
L'aborto è un diritto ma anche un dolore profondo, e Oriana ha
avuto il coraggio di gridare a tutti che cosa fosse questo
dolore, questa indecisione. È un fatto che raccontiamo con
grande rispetto e che abbiamo riscostruito attraverso le lettere
private e grazie al sostegno della famiglia". La storia, che ha
fra gli interpreti anche Francesca Agostini, Johannes
Johannesson, Ken Duken, Rosanna Gentili, Giordano De Plano,
Francesco Colella, si concentra negli anni tra il 1956 e il
1961, e non ritrae quindi la corrispondente di guerra,
l'intervistatrice implacabile dei leader mondiali, la voce delle
invettive de La rabbia e l'orgoglio post 11 settembre: "C'è però
l'Oriana staffetta partigiana, un episodio che testimonia
appieno il suo amore per la libertà. Se aveva un brutto
carattere? Probabilmente sì. Ma mi piace citare Anna Magnani:
tutte le persone di carattere hanno un brutto carattere",
conclude.
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