La Giornata internazionale delle
donne e delle ragazze nella scienza compie 10 anni, ma c'è
ancora molto da fare perchè sono ancora poche le ragazze che
scelgono di studiare le materie scientifiche e, fra le
ricercatrici, poche riescono a fare carriera.
Istituita nel 2015 dall'Assemblea Generale delle Nazioni
Unite per promuovere l'accesso e la partecipazione al mondo
della scienza di donne e ragazze, allora la Giornata aveva
l'obiettivo di aumentare il numero di coloro che decidevano di
iscriversi a un corso di laurea in una disciplina Stem (scienza,
tecnologia, ingegneria e matematica) e di intraprendere la
carriera di ricercatrice. A dieci anni di distanze l'uguaglianza
di genere in questo campo è ancorara lontana nella maggior parte
dei Paesi del mondo.
In Italia, le ragazze tra i 25 e i 34 anni con una laurea
nelle materie Stem, sono solo il 16,8%: meno della metà dei
ragazzi, che arrivano al 37%, secondo il dato riportato da Save
the Children sulla base del rapporto Istat 2024. Ostacoli e
stereotipi si riflettono inevitabilmente anche sul mondo del
lavoro: tra i laureati Stem di 25-64 anni, lo svantaggio delle
donne rispetto agli uomini nei ritorni occupazionali è molto
ampio, e a pagare il prezzo più alto sono coloro che lavorano
nell'informatica, nell'ingegneria e nell'architettura.
Secondo il rapporto dell'Agenzia Nazionale per la
Valutazione della Ricerca (Anvu), in Italia, nell'anno
accademico 2021-2022 le ragazze iscritte a corsi di laurea
scientifici erano il 39,9%, contro il 60,7% di ragazzi.
Tuttavia qualche segnale di cambiamento c'è: dal 2011 al
2021 c'è stato un incremento piuttosto significativo nelle
immatricolazioni femminili, ma soprattutto le regioni del Nord,
mentre al Sud aumentano solo le immatricolazioni maschili. Il
gap si conferma poi nel numero dei laureati nelle materie Stem:
le donne 28.706 contro 45.502 uomini.
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