Eliminare il divieto di sponsorizzazioni da parte di società di scommesse. Ma anche introdurre misure per attrarre capitali privati per nuovi stadi, sgravi per vivai e squadre femminili, aggiornare la disciplina della vendita dei diritti tv, per rivedere la giustizia sportiva e dare piena autonomia al settore arbitrale. Sono alcuni dei 18 punti della risoluzione sulle prospettive di riforma del calcio italiano che la commissione Cultura del Senato si appresta ad approvare, con altrettanti impegni per il governo. Il via libera, previsto nelle scorse ore, è slittato alla prossima settimana. E il testo finale non conterrà indicazioni sul ritorno del 'decreto Crescita', che prevedeva un regime fiscale agevolato per gli sportivi provenienti dall'estero e che il governo Meloni ha eliminato.
Sfuma per ora quindi uno degli obiettivi su cui insistono soprattutto i club di Serie A, che grazie a quegli sgravi riuscivano a competere a livello di ingaggi con le big europee nella caccia alle stelle del pallone. "Si è convenuto che gli eventuali benefici fiscali vadano destinati a chi investe nei vivai, in infrastrutture, nel calcio femminile, anziché in calciatori stranieri - spiega il relatore Paolo Marcheschi, di FdI - che non solo non apportano alcun valore aggiuntivo al campionato italiano ma penalizzano anche l'impiego dei nostri ragazzi in prima squadra limitando di conseguenza la rosa di scelta ai commissari tecnici per la Nazionale".
La maggioranza, nella commissione di cui fa parte anche il senatore di FI Adriano Galliani, ad del Monza, invece è compatta nel chiedere all'esecutivo di rivedere il divieto di pubblicità provenienti dalle società di scommesse. "Non solo è stato palesemente aggirato, ma - afferma Marcheschi - ha fallito gli obiettivi prefissati di contrasto alla ludopatia, penalizzando il nostro campionato rispetto agli altri campionati europei e riducendo così le entrate stimate in quasi 100 milioni l'anno alle società di calcio". Su vari punti discussi e inseriti nella risoluzione dopo una lunga serie di audizioni, c'è stata sinergia con le opposizioni. Ma su questo sono decisamente contrari Pd e M5s, che hanno invano tentato di proporre soluzioni diverse. "Crediamo anzi che sia necessario rafforzare il divieto di gioco d'azzardo anche in questo settore", sottolinea la dem Cecilia D'Elia, sollevando il problema della ludopatia e osservando che "le società di calcio hanno una presa indubbia sull'opinione pubblica giovanile". "La stessa Giorgia Meloni - attacca il 5s Luca Pirondini - ha sempre sostenuto che la pubblicità del gioco d'azzardo debba essere trattata come quella delle sigarette: esclusa senza eccezioni".
L'abolizione del divieto era fra i punti del programma con cui Gabriele Gravina è stato rieletto alla guida della Federcalcio. "Il nostro ministro dello sport", ossia Andrea Abodi, "sarà molto attento - è sicuro Gravina -: conosce il nostro mondo e saprà interpretare nel miglior modo possibile le raccomandazioni del documento della settima commissione".
Fra gli impegni che dovrebbero essere inclusi nel testo finale, c'è l'idea di destinare una quota dei proventi delle scommesse sul calcio agli organizzatori degli eventi. Ma anche un meccanismo premiale per le società con bilanci virtuosi, un intervento sulla disciplina dei procuratori, il contrasto alla pirateria, la diminuzione dei costi del lavoro e delle mediazioni, nonché sostegni alle società dilettantistiche.
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