Uno spettacolo teatrale svela la verità su Nicolò Carosio.
Il giornalista fu accusato di un commento razzista sul guardalinee etiope nella partita con Israele ai mondiali di Messico 1970.
Accusa che gli costò il
posto, ma del tutto falsa. Nel monologo "Quasi gol", arricchito
da filmati e reperti radio d'epoca, il giornalista Massimo De
Luca racconta la storia di Carosio.
Il racconto va dal 1° maggio 1932, data del provino di Carosio a
Torino, al giugno 1970 quando in Messico scoppia il caso del
presunto razzismo. Carosio che semplicemente apostrofa il
guardalinee come "etiope" (con un tono stizzito) viene accusato
di avergli dato addirittura del "negraccio". Ma non è vero, come
risulta da brani della telecronaca originale e, soprattutto, da
un articolo di Enzo Tortora per "Il Resto del Carlino" oltre a
un'indignata lettera di Carmelo Bene all'Unità che fa esplicito
riferimento, per giustificare la sua indignazione,
all'espressione "vendetta del Negus" che qualcuno ha pronunciato
alla Radio nel dopo partita. Lo spettacolo, grazie a una
registrazione radio dell'epoca, svela la verità. Fu Antonio
Ghirelli, direttore del Corriere dello Sport (poi assistente di
Pertini al Quirinale e direttore del TG2) a pronunciare due
volte quella frase, alla radio. Ma a pagare fu Carosio, subito
rimosso. Così fu Nando Martellini a raccontare Italia-Messico
4-1 e poi la leggendaria semifinale Italia-Germania 4-3. "Per
quelli come me -dice De Luca- che hanno fatto e ancora fanno
questo mestiere da quasi 50 anni, Carosio è stato un riferimento
importantissimo, avendo letteralmente inventato la figura del
radio-telecronista sportivo. Mi sembrava doveroso, grazie alle
ricerche di un documentatore tenace come Pino Frisoli,
ristabilire la verità sull'epilogo ingiusto e malinconico di una
carriera leggendaria come la sua."
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