Nell'epoca dello smart working, del voto per posta oppure online, anche il conclave potrebbe sperimentare per la prima volta il voto a distanza. Sembra un'eresia, visto che la riunione dei cardinali per eleggere il papa è per definizione "cum clave", chiusa all'esterno. Ma in realtà, già papa Giovanni Paolo II nel 1996 aveva previsto la possibilità per un prelato malato di votare al di fuori della Sistina.
Il problema questa volta si pone perché il cardinale Vinko Puljic, arcivescovo emerito di Sarajevo, 80 anni a settembre, è molto malato. Il prelato è arrivato comunque a Roma, e intende entrare nella Sistina ("Con l'aiuto entro", ha detto ieri). Ma non si può escludere che, in caso di aggravamento delle sue condizioni, sia costretto a rimanere a Santa Marta, residenza dei porporati durante il Conclave.
Dall'albergo alla Sistina c'è più di un chilometro, a piedi sono venti minuti. I cardinali percorrono la distanza in navetta. Il cardinal Puljic, anche in sedia a rotelle, non avrebbe problemi a spostarsi ed entrare. Pure Giovanni Paolo II e Francesco alla fine non camminavano, ma riuscivano comunque ad adempiere al loro ministero. Ma se il prelato bosniaco non riuscisse neppure a muoversi dal suo letto a Santa Marta? Nessun problema. La Costituzione "Universi Dominici Gregis", promulgata nel 1996 da papa Giovanni Paolo II, permette il voto a distanza pure al Conclave. Il documento prevede che tre cardinali elettori, detti "infirmarii", ad ogni votazione lascino la Sistina e si rechino dal confratello malato, per farlo votare e riportare la sua scheda al Conclave. Non stupisce che una simile deroga sia stata concessa da papa Wojtyla, che negli ultimi anni della vita ha conosciuto il peso della malattia e dell'infermità.
Il cardinal Puljic comunque ha affrontato difficoltà ben più grandi di questa. E' stato nominato arcivescovo di Sarajevo nel 1991, e pochi mesi dopo è scoppiata la guerra in Bosnia. Il prelato ha passato anni sotto i bombardamenti, mobilitando le risorse della chiesa locale per aiutare profughi e persone colpite dai combattimenti.
Puljic ha difeso a gran voce la libertà di religione e il diritto di vivere nella propria terra, contro ogni forma di pulizia etnica. Ha incontrato capi politici e di tutte le religioni, per promuovere il dialogo e la pacificazione fra cristiani e musulmani e tra cattolici e ortodossi. Questo lavoro gli ha guadagnato grande rispetto, ma anche aspre critiche. In una occasione, è stato arrestato per 12 ore dai militari serbi.
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